Perché l’atletica leggera è lo sport universale

Foto Massimo Paolone/LaPresse 2 Giugno 2023 - Firenze, Italia - sport, atletica - Golden Gala Pietro Mennea 2023 - Salto in lungo femminile - Stadio Ridolfi. Nella foto: Larissa Iapichino June 2, 2023 Florence, Italy - sport, athletic - Golden Gala Pietro Mennea 2023 - Long Jump WomanRidolfi Stadium. In the pic: Larissa Iapichino

Giocando a calcio contro Messi, un comune mortale non toccherebbe mai palla. Però chiunque potrebbe correre contro Jacobs, anche se ovviamente al prezzo di un clamoroso distacco. Ecco cosa rende l’atletica leggera tanto popolare tra chi la pratica: è uno sport universale. Saltare, correre, lanciare sono movimenti che ogni uomo compie naturalmente, come spiega Stefano Mei, presidente della Fidal, un passato di campione nel mezzofondo mondiale. L’accessibilità diffusa di questa attività è confermata dai numeri imponenti registrati dal movimento: 244.125 tesserati, 2.872 società affiliate, 28.967 tra dirigenti, giudici, tecnici e medici, 4.500 competizioni organizzate più di 1 milione e mezzo partecipanti, oltre ai 40 mila titolari di “Runcard”.

L’atletica recentemente, peraltro, ha dato numerose soddisfazioni agli sportivi italiani: nelle competizioni internazionali, ultimamente tra i migliori spesso arrivano gli azzurri. “La vittoria di Coppa Europa rappresenta un nuovo fiore all’occhiello per noi – dice Mei -. Abbiamo accresciuto ulteriormente il nostro impegno e i fatti ci stanno dando ragione”. Tra i tanti trionfi recenti evidentemente ce n’è uno che ha fatto più clamore: quello di Marcell Jacobs, dominatore assoluto delle gare di velocità alle ultime Olimpiadi. “È la ciliegina sulla torta – spiega Mei – perché, aggiunta alle performance di tanti altri azzurri, ha costituito un fattore importante per trainare il nostro movimento. La corsa è poi uno sport semplice, immediato e universalmente comprensibile. Ai miei tempi c’era Pietro Mennea che svolse un ruolo analogo. In generale i campioni sono importanti perché fanno scaturire nei giovani la voglia di emulazione. E così il fatto che aumenti la platea di chi aspiri a essere i nuovi Tamberi, Vallortigara, Stano e Palmisano costituisce di sicuro un elemento prezioso per noi”. E poi ci sono i giovanissimi come, ad esempio, Larissa Iapichino e Mattia Furlani.

I successi clamorosi conseguiti negli ultimi anni hanno costituito forse l’elemento ulteriore per una ripresa rapida e costante le cui basi erano state comunque strutturate in precedenza. “Stiamo attraversando un momento straordinario – prosegue Mei con un certo orgoglio -: al di là delle tantissime vittorie individuali, che hanno sorpreso solo in parte, siamo riusciti a impostare una buona continuità, non soltanto di risultati, che fino a pochi anni fa era solo auspicata. All’inizio del mio mandato abbiamo proposto una rivoluzione tecnica e mi sembra di poter dire che stiamo riuscendo a compierla. Sono passati due anni e mezzo, c’è ancora molto da fare ma siamo sulla strada giusta”.
Il contesto attuale è decisamente molto diverso da quello nel quale maturò il talento di Mei, cosa che rappresenta un’ulteriore sfida da vincere. “I giovani di oggi sono più fragili. Credo dipenda dai genitori che tendono a difendere eccessivamente i loro figli, sottraendoli a quelle difficoltà che invece costituiscono i primi banchi di prova della vita – è l’analisi del presidente Fidal -. Il nostro sport si basa su sacrificio, determinazione e reazione. All’inizio ci troviamo a dovere fare i conti con ragazzini abituati a una vita più semplice rispetto a quella che, ad esempio, abbiamo vissuto noi. Essere stato uno sportivo mi aiuta molto nel gestire certe situazioni”.

Tra pochi giorni prenderà il via il campionato del mondo, in programma a Budapest dal 19 agosto. Il prossimo anno sarà la volta degli Europei di Roma e, soprattutto, delle Olimpiadi di Parigi; viste le premesse, l’Italia si aspetta molto dall’atletica leggera. “A Tokyo abbiamo conquistato cinque ori contro gli zero dell’Olimpiade precedente. Sarà difficile fare meglio – scherza Mei -. Ovviamente mi piacerebbe bissare quanto fatto ai Giochi nel 2021. Il mio auspicio principale però è quello di veder aumentare il numero dei nostri finalisti, è quello il certificato di un buono stato di salute per un movimento sportivo. Comunque, se arriveranno medaglie non le manderò certo indietro!”.