Perché l’estate è la stagione dell’amore

“Capì subito che una donna così avrebbe potuto cercarla per tutta la sua vita senza trovarne una uguale. La vide incomparabile, perfetta, mentre il vento frusciava tra le foglie”. Si incontrano d’estate, Noah, e Allie, e nonostante appartengano a due classi sociali differenti, si innamorano. E si innamorano di un amore che Nicholas Sparks ci descrive ne “Le pagine della nostra vita” e che ci lascia inchiodati a leggere fino all’ultimo respiro.

È bella la storia tra Noah ed Allie e forse lo è ancora di più perché nasce col caldo, col sole, durante una vacanza, quando non ci sono pensieri e quelli che accidentalmente fanno capolino vengono relegati nella memoria, assieme all’inverno e alla pioggia.
“Si perdevano solo per trovarsi. Si lasciavano per riabbracciarsi. Si odiavano per amarsi. Erano strani quei due. Tanto da farmi credere che il vero amore esistesse”.
È innegabile che l’estate sia la stagione dell’amore. Forse perché l’anima è più predisposta, o forse perché anche la forma vuole la sua parte, e il bacio al chiaro di luna, distesi in riva al mare, ha un sapore diverso da quello che ci scambiamo avvolti nei piumini, all’angolo della strada, appena usciti da lavoro e con i clacson delle auto a fare da colonna sonora.

C’è un qualcosa di inspiegabile nei chiringuiti, nei tuffi dagli scogli, nelle passeggiate coi capelli bagnati. C’è un qualcosa di celeste, tanto quella nostalgia che accompagnerà i giorni a seguire. La bicicletta in pineta, gli spaghetti con le vongole ed il vino ghiacciato.
C’è un qualcosa di inspiegabile, nel cinema all’aperto, che adesso non esiste quasi più, ma la solo la voglia di poterlo frequentare, ti fa innamorare. Dopo avere fatto scorta, al chiosco di fronte, di caramelle gommose, e di liquirizie. E c’è qualcosa di inspiegabile anche nel gioco della bandierina, che oggi ha lasciato lo spazio alla musica urlata delle discoteche, ma che comunque suggella l’incontro di due corpi, sudati ma immotivatamente profumati. Profumati della salsedine, della tintarella di luna, e delle aspettative più dolci.

L’estate e l’amore sono un binomio indissolubile. Lo sono nei film, nei romanzi e nelle canzoni. E lo sono nel nostro sentire. Ce lo insegna Carlo Vanzina in “Sapore di mare”. Perchè tutte, almeno una volta, avremmo voluto essere Alina, l’oggetto struggente del grido disperato di Mauro Di Francesco “perché sei andata via Alina e chi se ne frega, chi se ne frega”.

E tutti abbiamo avvertito il cuore trasalire come Gianni, davanti ad una Virna Lisi meravigliosa, che rappresentava la bellezza di quei quarant’anni, che ci sembravano tanto lontani. Sarà che la pelle dorata ha un aspetto diverso, o sarà che il costume ci rende più nudi anche di fronte ai sentimenti. Con i seni ed i nervi scoperti, alla ricerca di un tramonto condiviso, che possa restare indissolubile tra i nostri ricordi.

Però, per quanto il disincanto che appartiene all’estate, ci porti ad iniziare la storia con la consapevolezza che è già finita, non siamo mai pronti ad accettarne l’esaurirsi, così come non siamo pronti ad accettare che gli shorts lascino il posto alle prime felpe. E a quel punto è inutile pure intonare che non sarà un’avventura, perché spesso gli amori estivi non sono quelli di Nicholas Sparks, ma durano il tempo in cui una canzone muore nel jukebox.

L’amore, forse, non ha tempo e non ha neppure stagione. Anzi. Cerca il tempo e cerca la stagione. Perché nasce per essere eterno, e pure l’amore si scoccia un po’ nel porre la parola fine ad ogni suo bieco tentativo di attraccare. Come le barche in cerca di porto. Come le persone in cerca di una chiusa che per una volta non faccia piangere.
La verità, però, è che spesso le emozioni appartengono solo ad uno. Ma l’amore, quello ancora no. È da fare in due.

E allora, citando Don Backy, che con le sue parole ha accompagnato tanti e troppi ferragosto, sarà pure estate, ma quando siamo alla fine di un amore, soffrirà soltanto un cuore perché l’altro se ne andrà. Come quando piove.