È nato un nuovo film americano sugli intrighi alla Casa Bianca: stavolta non lo trovate su Netflix ma nella realtà. L’ex presidente Donald Trump è stato svegliato dai federali piombati nella sua residenza in Florida di Mar a Lago. I federali la hanno occupata e messa a soqquadro come se fosse stata una base di al-Quaeda. Motivo: una perquisizione per trovare qualsiasi materiale, carte o oggetti, che appartengono alla Casa Bianca. E che invece potrebbero trovarsi nella casa del Presidente. Sono state trovate diverse casse di carte sigillate con i timbri della Casa Bianca, ma è in corso una discussione su ciò che un Presidente è autorizzato a tenere con sé, o anche trattenere per il tempo che ritiene necessario per scrivere le sue memorie.
Trump sostiene di non aver portato con sé nulla di illegale, suo figlio Eric dice che alcune casse arrivate dalla Casa Bianca sono rimaste lì mai aperte e altre sono state già riportate dove provenivano. Trattandosi di un ex Presidente, la questione non è quella sulla qualità delle carte che si trovano a Mar A Lago, ma la scelta del più grande organo di polizia americano di compiere un blitz notturno con invasione di uomini armati che sfondano casseforti e violano la privacy senza produrre ordini giudiziari che indichino il reato cui possa riferirsi la perquisizione. Di qui il dubbio che, alla vigilia della tornata elettorale di novembre, un’operazione del genere possa essere stata concepita per motivi politici.
Tutta l’operazione è stata condotta dall’ Fbi, la polizia che ha poteri in qualsiasi Stato dell’Unione e che risponde soltanto al governo. Finora, gli ex Presidenti degli Stati Uniti sono sempre stati rispettati dopo la loro uscita di scena. Ma forse proprio questo è il punto: Donald Trump è davvero uscito di scena o di fatto è un possibile candidato alla Casa Bianca?
L’FBI si era già preso cura di un altro Presidente, Richard Nixon che fu costretto alle dimissioni dopo uno scandalo innescato da uno spione del FBI detto “gola profonda”. L’FBI fu fin dall’inizio della Presidenza Trump un nemico del Presidente.
L’altra notte Trump, chiamato dai suoi impiegati, è arrivato davanti alla sua casa e lì è rimasto, in piedi davanti alla porta aperta mentre gli uomini del Fbi perquisivano le sue camere e riempivano i furgoni parcheggiati. Trump non ha reagito, ma ha commentato con poche parole: “Vedete, hanno appena fatto saltare la cassaforte del mio studio e stanno saccheggiando la casa di un ex presidente degli Stati Uniti d’America senza neanche dire che cosa cercano e ciò che hanno trovato. Non era mai accaduto nella storia degli Stati Uniti”.
È un dato di fatto: una perquisizione improvvisa e condotta con spicciativa brutalità nella residenza di un ex capo dello Stato non si era mai vista anche perché si è trattato di un raid non preannunciato, una modalità che l’FBI usa soltanto quando si persegue una “personal misconduct” cioè un provato comportamento criminale che potrebbe essere connesso al tentativo di Trump di contestare la legalità delle elezioni vinte da Joe Biden.
Tutto era cominciato quando Trump si trovò, un anno prima della fine del suo mandato, di fronte a una massiccia richiesta degli Stati democratici per ricostruire gli uffici postali decaduti dall’avvento di Internet. Trump ne dedusse che i democratici avrebbero trasformato le elezioni in un grande evento postale mai visto nella storia americana. Gli Stati democratici riorganizzarono un servizio postale che sembrava morto e quando si arrivò alle elezioni si presentarono colonne di camion pieni di schede votate per posta a favore di Joe Biden.
Trump perse i freni inibitori e accusò gli avversari di avergli rubato la vittoria. Una massa di sostenitori decise di dare l’assalto a Capitol Hill dove risiedono Congresso e il Senato, dove il sei di gennaio del 2021 si svolsero i fatti che tutti abbiamo visto. L’America è rimasta sconvolta da quello che è sembrato quasi un moto insurrezionale certamente ben visto, se non incoraggiato o addirittura sostenuto, da un presidente in carica per pochi giorni.
Trump non concesse la vittoria al suo successore come aveva fatto con lui Barack Obama, semplicemente se ne andò con i bagagli, fra cui un numero imprecisato di scatoloni con i sigilli della Casa Bianca. Tutti i presidenti si portano via documenti relativi alla loro Presidenza, anche perché i documenti non sono in copia unica. Tuttavia, quando scattò l’operazione giudiziaria tuttora in corso contro i rivoltosi di Capitol Hill, scattò anche un’inchiesta sul loro presunto capo e sospettato organizzatore. Di conseguenza l’obiettivo dell’inchiesta si è spostato dai partecipanti all’assalto del 6 gennaio alla soglia di casa Trump.
L’ex presidente dice apertamente che queste manovre sono state concepite per impedirgli di partecipare e vincere le prossime presidenziali ed è convinto che una ventata di panico si sia abbattuta sull’amministrazione e che sia stata quanto meno assecondata dal FBI per metterlo fuori combattimento con l’accusa di trasloco illegale di carte che avrebbe dovuto lasciare in ufficio. L’attuale direttore dell’FBI è Christopher Wray, scelto e insediato proprio da Trump cinque anni fa e oggi Trump commenta: “Sono tempi oscuri sia per il nostro Paese che per la mia bella casa di Mare a Lago in Florida, entrambi attaccati e occupati da agenti dell’Fbi”: L’America non ha mai visto nulla di simile,”
La portavoce del Dipartimento della Giustzia Dena Iverson non ha voluto commentare ma ha lasciato capire che forse nemmeno il Procuratore generale Merrick Garland ne sapesse niente. Tutto quel che si può ipotizzare è che le casse della Casa Bianca contenenti documenti che si trovavano a Mar A Lago costituiscono un fatto oggetto di inchiesta sulla legittimità benché esista una sterminata letteratura su ciò che un ex presidente può o non può portare con sé per ricostruire gli anni della sua Presidenza. Sta di fatto che anche i mandati di perquisizione con cui gli agenti si sono presentati non dichiaravano di perseguire alcun crimine, “no criminal charges”, neanche lontanamente accennato, diceva Trump accecato dai fari.
Questo colpo avviene alla vigilia delle elezioni di mezzo termine che possono portare o alla disfatta o al consolidamento di Biden, o aprire la strada a un ritorno del “libertarismo anarchico” americano di cui l’ex presidente è il portabandiera.
L’armata federale non è nuova a queste imprese: già negli anni Settanta intervenne con una clamorosa campagna di stampa insufflata dai suoi agenti per cacciare a Richard Nixon, benemerito per aver chiuso la guerra nel Vietnam aperta da John Kennedy e per aver aperto le porte alla Cina di Mao Zedong ai ferri corti con l’Unione Sovietica. Nixon fu dunque un presidente lungimirante e intelligente, ma la propaganda promossa dal FBI lo trasformò in un miserabile farabutto colpevole di crimini imperdonabili come aver fatto intercettare le discussioni che si svolgevano nel quartiere generale del partito democratico. Quella del FBI nella politica e nella storia americana è un’ombra che torna e che sembra godere di una sua bizzarra e pericolosa autonomia.
Perché l’Fbi ha perquisito la casa di Donald Trump, cosa hanno trovato gli agenti a Mar a Lago
