Perché Sgarbi deve dimettersi: un uomo delle Istituzioni non può parlare così in pubblico delle donne

Nel “Si&No” del Riformista spazio alla polemica su Vittorio Sgarbi e le sue parole al Maxxi: deve dimettersi? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato che spiega: “Si può ironizzare su tutto, perfino su un brutto male: l’arte infrange i tabù“. Favorevole alle dimissioni invece la deputata del Pd Irene Manzi: “Un uomo delle Istituzioni non può parlare così in pubblico delle donne”.

Qui il commento di Irene Manzi:

Vittorio Sgarbi ama gli eccessi verbali e le provocazioni che assumono, troppe volte, le fattezze di una volgarità banale e ridonante che ha spesso ad oggetto le donne. È uno stile che non mi appartiene e che non dovrebbe avere cittadinanza nelle istituzioni, soprattutto, quando prende le sembianze di una misoginia che racconta le donne come pezzi da collezione o meri strumenti di piacere.

E non mi sorprende lo sdegno con cui le dipendenti e i dipendenti del MAXXI – a cui va la mia solidarietà – hanno accolto questo spettacolo sguaiato, volutamente ed eccessivamente volgare: perché le donne che abitano quel luogo di cultura e che ne rappresentano tante altre fuori, dovrebbero essere giudicate per le loro competenze, la passione con cui svolgono il loro lavoro e non certo per le battutacce misogine. Battutacce pronunciate da chi? E qui sta la questione principale. Un sottosegretario alla cultura può parlare in quel modo senza che accada nulla? Può farlo senza che qualcuno gli chieda conto delle volgarità pronunciate? Può farlo senza che qualcuno gli ricordi che rappresenta le Istituzioni di un Paese dove il tema della violenza, degli stereotipi e dei pregiudizi di genere è problema nazionale, talmente forte da rendere complessa ogni azione per scardinarlo? Sgarbi ha pronunciato quelle parole in un museo progettato da una donna, Zaha Hadid, creando uno iato insostenibile tra la banalizzazione delle donne e un luogo iconico frutto del genio femminile.

Se Sgarbi nel suo privato può fare ciò che vuole, non può pensare di lasciare libero sfogo a questo torrente sfrenato di volgari turpiloqui sul palco di una delle più prestigiose istituzioni culturali del Paese: ed è risibile agitare argomenti come la cancel culture o la censura radical chic. Qui si tratta di banalissime volgarità che avrebbero potuto pronunciare alcuni amici al bar. Ma Sgarbi e Giuli, che ha moderato l’incontro, senza sentire il dovere di mettere un freno a quelle insolenze, rappresentano ognuno di noi in virtù del ruolo che ricoprono. Non sono amici al bar. E allora, non sarebbero sufficienti le dichiarazioni perentorie e la presa di distanza del Ministro Sangiuliano se si dovessero trasformare in scuse “doverose” ma senza conseguenze: si tratterebbe del trionfo della più becera ipocrisia.

Al Maxxi non c’è stata nessuna censura. Si tratta molto più banalmente del decoro che dovrebbe accompagnare chi rappresenta le Istituzioni. Perché il grado di libertà di un intellettuale non si misura dalla quantità di volgarità che riesce a pronunciare, ma dalla forza con cui le sue idee smuovono le coscienze; dalla capacità che ha di far pensare e riflettere sulle cose del mondo. Ecco, l’elaborazione del pensiero critico non ha nulla a che fare con le volgarità che Sgarbi ha pronunciato sul palco del Maxxi tra risate imbarazzate e gomitate cameratesche tra relatori.

Il personaggio Sgarbi non è compatibile con la funzione istituzionale che ricopre e che richiederebbe uno stile, un equilibrio, una compostezza che gli sono totalmente avulsi. Se ciò non bastasse, e basterebbe in qualunque Paese, a maggior ragione dopo che il suo stesso Ministro ha marcato la fine di ogni rapporto di fiducia, avremmo la chiara dimostrazione che l’Italia è un paese che ha un problema con le donne, con il rispetto a loro dovuto, che non tiene nella giusta considerazione la solennità delle istituzioni e ciò che rappresentano.

L’educazione verso i più giovani parte innanzitutto dall’esempio e le istituzioni sono le portatrici di un messaggio, di qualche cosa in cui identificarsi e riconoscersi. Vorremo sapere cosa pensa di tutto ciò la premier Meloni. Se ritiene che Sgarbi possa continuare a rappresentare le istituzioni, nonostante quello che ha messo in scena nei giorni scorsi, offendendo le donne sul palco di una delle più importanti istituzioni italiane. Se così non fosse, da domani, il sottosegretario Sgarbi non dovrebbe ricoprire più il suo incarico.