La decisione del presidente Volodymyr Zelensky di firmare il disegno di legge che riduce l’indipendenza dell’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (Nabu) e della Procura speciale anticorruzione (Sapo) si è trasformata in un enorme grattacapo politico. A Kyiv e in diverse città del Paese sono scese in piazza migliaia di persone che hanno protestato contro quella che è considerata una mossa contraria a un obiettivo prioritario: sradicare la corruzione. Ma oltre al malcontento interno, che si unisce a un calo della popolarità già visibile da diversi sondaggi, quello che preoccupa il presidente ucraino è anche il modo in cui il disegno di legge è stato recepito dalla comunità internazionale. Perché tra Washington e Bruxelles le reazioni nei riguardi della svolta sulla corruzione a Kyiv sono state nette. E tutte contrarie a quanto firmato da Zelensky, che ieri, dopo le proteste, ha promesso che entro due settimane sarà presentato un piano d’azione per rafforzare il sistema giudiziario.
“L’Unione europea è preoccupata per le recenti azioni dell’Ucraina in relazione alle sue istituzioni anticorruzione”, aveva dichiarato un portavoce della Commissione europea già prima dell’approvazione di questa legge. E il messaggio insolitamente duro ed esplicito da parte di Bruxelles fa capire il peso che potrebbe avere questa scelta nei futuri rapporti con Kyiv. E tra le altre questioni, è stato ricordato anche che l’assistenza finanziaria dell’Europa nei riguardi dell’Ucraina è “subordinata ai progressi in materia di trasparenza, riforma giudiziaria e governance democratica”, come anche il percorso di adesione all’Ue da parte di Kyiv.
Una presa di posizione netta a cui si sono aggiunte anche le dichiarazioni di diversi esponenti del “governo” di Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato al telefono direttamente con Zelensky per chiedere dei chiarimenti in merito alla nuova legge ed esprimendo la sua “profonda preoccupazione”. La commissaria all’Allargamento, Marta Kos, incontrando la premier ucraina Yulia Svyrydenko, e il suo vice per l’Integrazione euro-atlantica, Taras Kachka, ha detto di aver espresso le “preoccupazioni” riguardo la legge su Nabu e Sapo. Con toni meno espliciti è intervenuto anche il commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, secondo cui “la trasparenza e un dialogo aperto a livello europeo sono gli unici modi per riparare la fiducia compromessa”. “Non vogliamo vedere nessun passo indietro sui progressi che sono stati ottenuti dall’Ucraina negli ultimi anni”, ha puntualizzato il commissario europeo alla Giustizia, Michael McGrath.
Il pericolo, secondo molti osservatori, è che questa svolta sull’anticorruzione possa avere l’effetto più indesiderato per Zelensky: alimentare la delegittimazione della leadership ucraina sia da parte della Russia sia da parte dei governi europei più critici nei riguardi di Kyiv e più attenti, invece, alle sirene del Cremlino. Su tutte, l’Ungheria e la Slovacchia, che da tempo hanno già espresso forti perplessità, se non un vero e proprio rifiuto, all’adesione dell’Ucraina nell’Unione europea ma anche all’aumento del flusso degli aiuti militari ed economici. Un tema, quello della critica interna agli aiuti, che potrebbe alimentare anche il fronte più scettico dentro l’amministrazione americana.
Come ha scritto il portale Axios, infatti, l’impressione in questi giorni è che Zelensky possa avere commesso un passo falso. Donald Trump non ha mai fatto mistero delle sue critiche nei confronti del sostegno all’Ucraina, e ha già fatto intendere di non volere che i soldi dei contribuenti statunitensi siano spesi in modo incontrollato per supportare la resistenza alla Russia. Secondo una fonte di Axios vicina a Zelensky, la legge è stata approvata perché “la maggior parte dei casi di corruzione è stata scoperta dai Servizi di sicurezza interna”, mentre le due agenzie anticorruzione sono diventate sempre meno rilevanti. Tuttavia, il fronte Maga e quello più desideroso di ricucire con Vladimir Putin potrebbe sfruttare questa svolta per frenare ancora di più l’eventuale riavvicinamento tra Kyiv e Washington. Un tema delicato, soprattutto mentre a Istanbul è ripartito (tra mille ostacoli e dubbi) il terzo round di colloqui tra Russia e Ucraina.
Sul campo di battaglia, tra le vittime dei raid russi è stata confermata anche la morte di un italiano di origini ucraine, Artiom Naliato. Il 21enne, adottato da piccolo da una famiglia della provincia di Padova, si era arruolato nella Legione internazionale. Ma lunedì scorso un bombardamento russo ha colpito il centro d’addestramento dove era presente il ragazzo, e a nulla è valsa la corsa in ospedale.
