Precipita nel vuoto, ed è proprio in quel momento che ricomincia a scrivere. Stavolta non per guadagnare, né perché il mercato glielo impone, ma perché avverte l’urgenza della fedeltà a se stessa e alle sue scelte, un atto di fiducia che riguarda soprattutto la libertà, poiché verba sunt acta. È proprio nel colpo di genio finale che Greta Gerwig, con la narrazione che procede in parallelo tra presente e passato, spariglia le carte. Mancano solo pochi fotogrammi all’happy end conclusivo, ma la regista serve il dessert seminando dubbi. E la sua interpretazione del plot si rivela credibile perché porta alla luce - più che i personaggi e le relazioni affettive -, i nodi cruciali della vicenda, ovvero il tema delle scelte individuali, la colonna portante di questa settima trasposizione cinematografica. Gerwig lascia indietro il sentimentalismo e illumina un femminile combattivo che non intende privarsi degli uomini. Le scene più potenti e innovative sono quelle che la regista dedica alla scrittura e alla stampa del libro: Jo dispone a terra le pagine che ha scritto, le organizza, le consegna all’editore, contratta il prezzo e la cessione dei diritti («Voglio che il libro resti mio»); dopodiché, arriva l’oggetto-libro, nella sua nascita risiede un approccio creaturale: i fogli tagliati ancora a mano, la pressa, la copertina di pelle. L’editore aveva insistito affinché la protagonista si sposasse. Jo aveva rifiutato («La mia protagonista non ha bisogno di un uomo»). Sappiamo tutti come va a finire, Gerwig non ha piegato il testo alle proprie esigenze narrative. È l’adesione completa al finale del romanzo della Alcott che, anche in chi Piccole Donne l’ha mandato a memoria, fa nascere l’interrogativo più affascinante, quello che ci restituisce la modernità di una storia più di libertà che d’amore: l’avevamo capita realmente? Come i bei libri, anche i film sono belli quando non danno risposte, ma pongono domande. E Jo March continuerà a interrogarci finché, per fortuna, continueremo a nutrire il dubbio critico.
Piccole donne, finalmente una versione del film non melensa
