In un momento di transizione strategica per le PMI italiane, tra credito, innovazione e digitalizzazione, il sottosegretario al Mimit Massimo Bitonci spiega le misure allo studio del Governo e anticipa i contenuti chiave della prossima legge di bilancio.
Come si stanno evolvendo i criteri di accesso al credito per le piccole e medie imprese?
«In Italia, dal 2000, abbiamo il Fondo di garanzia per le PMI, per il quale ho la delega in ambito MIMIT. Tale meccanismo, ben conosciuto dagli intermediari finanziari, ha contribuito nel tempo a migliorare i rapporti tra imprese e banche grazie anche ai vantaggi che porta ad entrambe le parti: le buone percentuali di copertura ed il vantaggio finanziario connesso alla garanzia di ultima istanza dello Stato, unitamente alle procedure semplici e rapide consente alle banche di limitare il rischio e velocizzare le eventuali procedure di recupero, rendendo alle imprese più agevole l’accesso al credito».
Qual è il ruolo attuale dei Confidi nel supportare l’accesso al credito per le PMI? Nel ddl PMI è prevista una riforma: in quale direzione si sta andando?
«I Confidi hanno mantenuto il ruolo di accompagnatori delle imprese in banca, specialmente per quelle meno strutturate. Capita sovente che il piccolo imprenditore sia coadiuvato dal confidi nella ricerca della banca finanziatrice. La conoscenza del territorio, del settore economico nel quale opera l’impresa, consente al confidi di aggiungere capacità di valutazione del merito credito, migliorando la qualità della selezione bancaria. Ritengo che i Confidi rappresentino ancora un patrimonio di conoscenza del tessuto imprenditoriale delle micro e piccole imprese che ancora fornisce il suo contributo allo sviluppo dell’economia del Paese. Proprio in questi giorni stiamo lavorando in 9^commissione al Senato per affinare il testo della delega governativa sul riassetto dell’intero sistema delle garanzie mutualistiche. La riforma avrà l’obiettivo di riordinare la disciplina di settore al fine di favorire l’attività dei Confidi a sostegno delle PMI nel campo della garanzia, dei servizi finanziari e della consulenza. Potranno, quindi, essere rivedute le attività esercitabili dai confidi, con riguardo alle loro caratteristiche operative e alla tipicità del loro oggetto sociale, in particolare sviluppando le attività di consulenza e assistenza alle imprese consorziate o socie e favorirne, per quelli iscritti all’albo di cui all’articolo 106 TUB (intermediari finanziari), una maggiore operatività nel campo dei finanziamenti alle imprese. Negli ultimi tre anni, da quando ho ricevuto la delega per il Fondo di Garanzia PMI ed a seguito di numerosi incontri con il mondo dei Confidi, abbiamo cancellato le commissioni previste e aumentato l’operatività, portando il limite sulle operazioni di “importo ridotto” a € 100.000,00, operazione che ha permesso un considerevole aumento delle controgaranzie dei Consorzi Fidi».
Quali sono, a suo avviso, le novità più rilevanti contenute nel ddl PMI?
«Il disegno di legge rappresenta un passo decisivo verso un sistema produttivo più dinamico e competitivo, costruito in stretto confronto con il mondo delle imprese. L’obiettivo è rafforzare il ruolo delle Pmi come motore della crescita, agendo su leve strategiche quali credito, innovazione, digitalizzazione e semplificazione. Tra le novità più rilevanti spicca il potenziamento delle reti d’impresa e delle forme di collaborazione tra Pmi, che consentono di condividere competenze, tecnologie e risorse, migliorando la capacità di innovare, accedere ai mercati internazionali e raggiungere economie di scala. Sono anche previste agevolazioni all’aggregazione delle imprese minori e per il trasferimento generazionale delle competenze. Tra le misure più significative figura anche il divieto di acquisto e vendita di recensioni false online, con controlli affidati all’Antitrust: un intervento che tutela la concorrenza leale e la trasparenza del mercato, a vantaggio di imprese e consumatori. Da porre l’accento anche sull’intervento per il comparto agricolo, che riduce costi grazie all’estensione della deroga all’obbligo di assicurazione RCA per i mezzi non immatricolati impiegati in aree private. È prevista una delega per il riordino dei Confidi, al fine di migliorare l’accesso al credito e potenziare gli strumenti di garanzia. Altre misure importanti riguardano la semplificazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Siamo intervenuti nel settore HORECA, fornendo per la prima volta la definizione degli operatori del settore hotel, restaurant e catering. In tema di marchi storici, è stato rafforzato il Fondo per la salvaguardia dei marchi storici di interesse nazionale, con nuove norme che rendono più mirato il sostegno alle imprese in difficoltà. Completano il quadro ulteriori misure di coordinamento normativo per startup e Pmi innovative. Non da ultimo, il ddl PMI reca meritevoli interventi per il settore moda, con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle aziende, garantendo al tempo stesso qualità, tracciabilità e coerenza con i valori del “saper fare italiano”. La filiera della moda è uno dei pilastri del Made in Italy, un settore che genera un giro di affari di circa 100 miliardi di euro e oltre 53.000 aziende attive. I contenuti del pacchetto prevedono diverse misure per trainare il comparto verso la transizione digitale, puntando su blockchain e intelligenza artificiale. Tra le novità più rilevanti vi è l’abbassamento della soglia minima di investimento per accedere al Fondo di sostegno al settore, che passa da 3 a 1 milione di euro».
Come si stanno orientando oggi le imprese nell’utilizzo degli incentivi pubblici?
«Il sistema nazionale degli incentivi è una leva strategica per sostenere la competitività delle imprese e la crescita del Paese. Le PMI, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia, mostrano oggi una crescente capacità di utilizzare le misure pubbliche, in particolare quelle legate a innovazione, transizione digitale ed energetica. Negli ultimi anni, anche per effetto della pandemia e delle crisi internazionali, il numero di interventi è aumentato in modo significativo. Una molteplicità di strumenti che, pur rispondendo a esigenze reali, ha finito per rendere il sistema troppo complesso e frammentato: nel 2023 sono stati censiti 2.723 interventi agevolativi, di cui la gran parte di competenza regionale. Per questo il Governo, ha avviato un profondo riordino del sistema delle agevolazioni con il Codice degli Incentivi (legge n.160/2023), approvato dal Consiglio dei ministri il 21 ottobre 2024. L’obiettivo è chiaro: semplificare, ridurre la burocrazia e rendere più accessibili le agevolazioni alle imprese, rafforzando il coordinamento tra Stato e territori. Un passo concreto per costruire un sistema più efficiente, trasparente e vicino alle esigenze delle imprese italiane che vogliono investire e crescere».
In legge di bilancio ci sarà una rivisitazione di Transizione 4.0 e 5.0, verso Transizione 6.0, cosa prevede il nuovo piano?
«Il Piano Transizione 5.0 sta procedendo oggi con grande intensità, anche se la sua attuazione ha evidenziato alcune complessità operative e la necessità di un approccio più stabile e strutturale. Proprio da questa esperienza nasce la volontà del Governo di definire un nuovo intervento che rappresenterà un’evoluzione e un rafforzamento delle misure precedenti. Si tratterà di un’unica misura nazionale, più stabile e integrata, fondata su risorse interamente nazionali e quindi non soggette ai vincoli del DNSH. Questo consentirà di ampliare la platea dei beneficiari, includendo anche le imprese energivore, oggi in parte escluse. L’obiettivo è semplificare il sistema, con procedure più snelle e tempi più rapidi. Il progetto è attualmente in fase iniziale, e il primo passaggio fondamentale sarà la rinegoziazione del PNRR e la conseguente rimodulazione delle risorse oggi destinate al Piano Transizione 5.0. Le prenotazioni fino ad oggi effettuate dalle imprese superano i 2,3 miliardi di euro».
Il Codice degli incentivi è stato più volte indicato come una priorità per razionalizzare il sistema. Quando potremo vedere i primi effetti concreti?
«Il Codice degli Incentivi è una delle riforme più importanti promosse da questo Governo per dare finalmente ordine, chiarezza ed efficienza al sistema nazionale delle agevolazioni alle imprese. L’obiettivo è superare la frammentazione attuale tra misure statali e regionali e costruire un quadro stabile, coordinato e facilmente accessibile per le imprese. I primi risultati si stanno già vedendo: il MIMIT sta potenziando la piattaforma unica Incentivi.gov.it, che consente alle imprese di individuare, consultare e monitorare in modo immediato tutte le misure disponibili. È un passo concreto verso la digitalizzazione e la trasparenza che le imprese, soprattutto le PMI, chiedono da tempo. Grazie al Codice e ad a un coordinamento più stretto tra amministrazioni centrali e territori, sarà finalmente possibile semplificare l’accesso agli strumenti di sostegno, ridurre la burocrazia e rendere gli incentivi più efficaci. Come più volte ribadito, questa riforma rappresenta un passaggio decisivo per sostenere la competitività del nostro sistema produttivo e dare certezze alle imprese che investono, innovano e creano occupazione in Italia».
