Nelle cartine geografiche delle nostre scuole colpisce il modo in cui l’Italia è abbracciata dal mare. Questa particolare conformazione geografica esige un severo controllo rispetto a quel che accade nel “Mare Nostrum”.
Lo abbiamo capito con l’Impero Romano, che diventò tale solo quando ottenne il controllo dell’intero bacino. Lo abbiamo confermato con l’Impresa dei Mille di Garibaldi. Ce lo hanno ricordato, infine, gli alleati nel luglio 1943, sbarcando in Sicilia e contribuendo in maniera preponderante alla Liberazione d’Italia.
Il destino del nostro Bel Paese è legato indissolubilmente al Mar Mediterraneo. Abbiamo la seconda flotta peschereccia in Europa. I nostri porti crescono da dieci anni in termini di movimentazioni di tonnellate di merci. L’ultimo dato in possesso determina un incremento del 1,2%. L’intero cluster marittimo supera costantemente il 2% del PIL con circa 200 mila imprese coinvolte. Senza contare i milioni di turisti che ogni anno navigano per le nostre coste. In termini di Difesa abbiamo un peso specifico determinante nel panorama mondiale con personale di bordo e di terra altamente professionale, eccellente preparazione e con mezzi dotati di avanzatissima tecnologia come le FREMM.
Ed oltre ad avere la “nave più bella del mondo”, disponiamo di una flotta di oltre 50 mezzi e due portaerei, di cui la nostra ammiraglia Il Cavour. Unica in Europa in grado di operare con aerei di quinta generazione. Il contesto in cui viviamo – le tensioni da Est, l’instabilità del Nord Africa – impongono una riflessione su quale strategia attuare. Gli alleati, impegnati sempre di più nell’Indo Pacifico sollecitano a prenderci cura del nostro “giardino di casa”. Si potrebbe partire accelerando l’istituzione di una nostra ZEE (Zona Economica Esclusiva) che ci proietti verso un assoluto controllo dello Stretto di Sicilia e dell’Adriatico. Ma soprattutto instillare nella pedagogia nazionale italiana che siamo, dall’XI secolo d.C., il Paese delle Repubbliche Marinare.
