Il ministro Bonafede nella sua relazione ha anche polemizzato con chi lo aveva preso in giro per quella risposta, in Tv, alla giornalista di Repubblica che gli aveva chiesto se non considerasse un problema l’eccesso di innocenti in prigione. Lui, alla domanda della giornalista, rispose con candore: «Non ci sono innocenti in prigione». La giornalista gli fece notare che sono circa 1000 all’anno, gli innocenti in prigione, secondo i dati forniti dal suo ministero e lui aveva replicato con un leggendario «ma questo è un altro discorso». Prendendosi il giorno dopo molti lazzi e prese in giro, non solo dalla stampa (anzi: pochi dalla stampa). I eri ha spiegato che c’era stato un equivoco, e che lui sa benissimo che ci sono molte ingiuste detenzioni e che infatti sta lavorando alacremente per controllare che le vittime delle ingiuste detenzioni siano risarcite. Non è che quando ha detto così è scoppiato un putiferio in aula. Niente. Forse perché i senatori che lo ascoltavano lo conoscono, e non si aspettano molto da lui. Cioè, le cose stanno così: una giornalista chiede al ministro se non sia un problema che migliaia di innocenti finiscano in galera, lui ci pensa su tre giorni, consulta tutti i suoi consulenti, e alla fine risponde: «tranquilli, stiamo vedendo di risarcire». Non è neppure sfiorato dall’idea che mille innocenti all’anno sbattuti in cella siano un problema drammaticissimo e urgentissimo da affrontare. E che la carcerazione preventiva, così come è concepita (ed applicata oggi) è una infamia e uno strumento mortale, di tortura, in mano alla magistratura che lo adopera con grande spavalderia e leggerezza. Niente: neppure una parola, neppure il tentativo di difendere i Pm e i Gip. Dice Bonafede: che problema c’è? se poi si dimostra che sono innocenti gli diamo un po’ di soldi… Ora la domanda è questa. Perché di fronte a una evidente attacco allo Stato di diritto come quello che è in atto da parte dei Cinque stelle e del partito delle Procure, il Pd tace e scappa? Come è possibile che oggi abbia votato senza fiatare prima l’approvazione del rapporto Bonafede sulla giustizia, e poi la decisione di rimandare in commissione un provvedimento (il pdl Costa) che la Commissione aveva già mandato in aula e che andava votato? Il rinvio, comunque, sebbene del tutto cervellotico, può anche essere un’occasione. Ci saranno dei giorni per decidere. Poi il provvedimento tornerà in aula e in quella sede saranno presentati degli emendamenti alcuni dei quali potranno essere votati a scrutinio segreto. Il Pd avrà il coraggio di dire ai 5 Stelle: “ragazzi, avete straperso le elezioni, ci avete anche costretto, in Calabria, a rinunciare al nostro candidato naturale (Oliverio) e ad andare con un candidato molto vicino a voi e scelto dal Procuratore di Catanzaro, ora però basta. Facciamo una cosa: cancelliamo questa legge scombiccherata sul processo eterno e poi ricominciamo a discutere”. Cioè, il Pd saprà decidere di essere un partito davvero riformista e non il partito procurista che si accolla l’eredità di Grillo? Speriamo. Che male c’è a sperare?
Prescrizione, il Pd scappa e accetta mutilazione Stato di diritto voluto dal M5S
