Tra i due litiganti… il terzo legifera meglio, anche se potrebbe fare di più. Analizzando il numero di account nelle più grandi piattaforme social utilizzate in Europa nel 2023, noteremo che solo contando le utenze di Germania, Francia ed Italia, otterremo circa 152 milioni di utenti. Questi non sono solo cifre, ma spicchi di vita privata. Per tutelare la privacy di queste persone, l’Europa si è già mossa in particolare con il GDPR. Sebbene il GDPR sembri sufficiente a fronte di pratiche scorrette e antidemocratiche presenti nei social, l’Europa non può permettersi di rallentare nel contrastare nuove minacce alla tutela della privacy specialmente se riguardano giovani ed elezioni.
In America le norme sulla privacy sono ancora frammentate, mentre significativo è il più recente riconoscimento del GDPR come modello virtuoso di tutela della privacy in Cina. Il modello dell’Unione dimostra quindi di essere all’avanguardia nella tutela della privacy se si guarda al di fuori dei propri confini. Ma lo è anche per le sfide contemporanee poste dai social e dalla disinformazione? Per i giovani è diventato irrinunciabile lo “scrolling” nelle piattaforme come Tik Tok. Quest’ultimo è già sotto i riflettori di diversi Stati membri e dell’Unione per via dei suoi metodi ancora mutevoli sul trattamento dati. Negli ultimi anni il social cinese è stato travolto da due enormi inchieste, una avviata dalla Commissione nel 2022, e l’altra, avviata nel 2021, la quale ha ricevuto recentemente il verdetto della Commissione irlandese per la protezione dei dati sanzionando Tik Tok con una multa da 345 milioni di euro.
La sanzione riguarda due violazioni, una sull’iscrizione dei minori europei sulla piattaforma che hanno ricevuto da subito un account pubblico, preda facilmente per pedofili online, e una sull’assenza di verifica di un utente associato, genitore o responsabile, agli account dei minori, lasciando spazio ad eventuali criminali nelle loro vite.
Inoltre l’Europa si deve muovere anche nel contrastare la disinformazione specialmente se di carattere politico e tra i giovani elettori. Il problema della disinformazione non intacca solo la vita privata ma anche la stabilità politica interna dei Paesi Membri, come nelle scorse settimane, in previsione delle elezioni nazionali in Slovacchia ma con un occhio alle prossime elezioni europee, ha ribadito la Commissione UE che ha richiesto ad Alphabet, Tik Tok e Meta di contrastare disinformazione e ingerenze russe anche attraverso gruppi di fact-checking più stringenti.
Davanti a questi problemi, riguardanti la privacy dei giovanissimi e la sua stabilità democratica interna, l’Europa deve mostrarsi più reattiva. Ora più che mai l’UE deve continuare a fornire un modello che regoli accortamente il rispetto della privacy a 360° mantenendo un bilanciamento tra sviluppo tecnologico, rispetto della democrazia e dei diritti fondamentali.
