Putin sente di essere più forte: da Anchorage a Tianjin. Avversione e diffidenza dall’amministrazione USA

Secondo l’ineffabile Dmitry Peskov, fedele portavoce di Vladimir Putin, è la Nato che fa la guerra alla Russia, sono gli europei a non volere la pace tra Russia e Ucraina. Le parole del portavoce russo, latore di messaggi che vengono da Putin, giungono in un momento in cui la percezione delle minacce russe cresce in tutta Europa centro orientale, dai cieli di Varsavia a quelli rumeni, dalle coste baltiche fino al Mediterraneo orientale. Perché Putin giunge ad affermare di “essere in una guerra di fatto con la Nato” quando i Paesi membri della Alleanza Atlantica hanno sostenuto Kiev con aiuti militari evitando di entrare in conflitto diretto con la Russia?

Putin sente di essere più forte

La realtà è che Putin sente di essere più forte. Non sul terreno in cui si combatte la guerra dove millimetriche sono le avanzate russe pagate a caro prezzo di vite umane. Più forte sulla scena internazionale. Vladimir Putin è passato nel corso di due settimane dal tappeto rosso di Anchorage a quello di Tianjin. Ha utilizzato il palcoscenico fornitogli da XI Jinping per sostenere che la “operazione militare speciale” vale a dire la guerra di aggressione contro la Ucraina è colpa degli ucraini e degli europei! Una menzogna. L’invasione dell’Ucraina rappresenta la ripresa di un intervento imperiale sull’Est europeo da parte di Mosca. L’Ucraina è la prima area che la Russia vuole ricondurre sotto il proprio controllo, una regione essenziale per la politica di potenza di Putin. E pensare che c’è ancora chi si interroga sulla scelta compiuta dai Paesi dell’Europa centro orientale di aderire alla Nato.

L’Europa sequestrata di Milan Kundera

Furono i due leader più importanti delle rivoluzioni pacifiche che avevano condotto alla fine dei regimi comunisti nell’Europa centrale e orientale, Lech Walesa e Vaclav Havel, a chiedere che i loro Paesi diventassero membri dell’Alleanza Atlantica. Una alleanza che rappresentava una garanzia di sicurezza. Guai, oggi, a smarrire le conseguenze di una vittoria di Putin. Darebbe un colpo mortale alla Nato, lascerebbe indifesi gli Stati di confine, il perpetuo oggetto di desiderio della Russia, sarebbe un colpo da cui l’Unione europea stenterebbe a riprendersi. C’è da chiedersi se l’Amministrazione americana avverta tutto ciò. Donald Trump continua a perseguire un appeasement nelle relazioni con la Russia convinto che in questo modo sia possibile indebolire l’asse russo cinese. Come per i dazi, Trump si sbaglia. Putin non metterà in alcun modo in difficoltà le relazioni con la Cina.

L’obiettivo di dividere gli europei

L’obiettivo politico strategico di Mosca è dividere gli europei al loro interno e alzare muri tra Bruxelles e Washington. Ci provò l’Urss quando ritenne che lo schieramento dei missili in Europa nella prima metà degli anni Ottanta avrebbe spinto le classi dirigenti europee ad un rapporto acquiescente alle ambizioni sovietiche. Non accadde. Putin pensa di poter raggiungere l’obiettivo oggi che l’amministrazione Usa manifesta avversione e diffidenza verso l’Europa, le alleanze, il multilateralismo, il diritto internazionale. Questo spinge Putin ad alzare la posta e a sfidare la Nato? Reagiranno gli Stati Uniti, ancora perno dell’Alleanza Atlantica, a quella che Putin chiama la “guerra di fatto” della Russia con la Nato? Dilemmi drammatici per l’Europa, di fronte a Putin che ha riportato la guerra in Europa e alla condotta ambigua e contraddittoria di Trump.