Dopo giorni di insulti fra Trump e Putin, alla fine è stato il presidente russo a chiedere un incontro a due. Lo ha detto Karoline Leavitt, “press secretary” della Casa Bianca: “I russi hanno espresso il desiderio di incontrare il Presidente Trump, il quale si è detto favorevole ad incontrare sia Putin che Zelensky: il Presidente Trump vuole che finisca questa brutale guerra”.
Quest’ultima frase ha un significato: Trump non vuole concedere altro tempo a Putin che non abbia l’obiettivo di metter fine ai combattimenti. Ora arrivano segnali che Putin abbia cambiato idea. Si può oggi dire – cronologia dei fatti alla mano – che lo sblocco è avvenuto quando Trump è passato dallo scambio di insulti con Medvedev ad azioni militari schierando due sottomarini nucleari dopo l’aperta minaccia dell’ex Presidente russo, di far uso ad armi nucleari “non nel conflitto fra Ucraina e Russia, ma in quello fra America e Russia”.
Quella di Medvedev – che dall’inizio della guerra in Ucraina sostiene che con l’Occidente la Russia deve prepararsi a uno scontro atomico – non poteva essere considerata, sostenne Trump una battuta infelice, ma una autentica minaccia perché Medvedev è un alto rappresentante delle istituzioni russe. In un primo tempo, Putin ha cercato di minimizzare le parole del suo ex partner di governo dicendo che è colpa degli occidentali se non vogliono prendere atto della nuova dottrina militare per l’uso delle armi atomiche, e che quindi le sfuriate di Trump dovevano essere considerate “dei trailer hollywoodiani”.
Le due mosse di Trump che hanno ribaltato la situazione
Ma il Presidente americano ha compiuto due atti militari i cui effetti hanno portato in ventiquattro ore al ribaltamento della posizione russa di cui l’ultimo esito è stata la richiesta immediata di un incontro a due fra Putin e Trump che potrebbe svolgersi già la settimana prossima. Oltre allo schieramento di due sottomarini nucleari da parte di Trump c’è stata anche un’altra mossa sempre militare che ha avuto effetto ed è stata la dislocazione immediata di altri 800 soldati americani in Polonia che si sono mossi insieme a reparti dell’esercito polacco verso l’enclave di Kaliningrad (la vecchia città tedesca Koenigsberg dove nacque il filosofo Immanuel Kant) che il più grande arsenale missilistico di Mosca. La manovra in Polonia – è stato chiarito – “non è una esercitazione” e hanno contribuito ad ottenere l’effetto di un abbassamento di toni da parte russa. Intanto, il cancelliere tedesco Merz esponeva la sua dottrina di totale alleanza con l’Ucraina con allestimento in quel paese di fabbriche missilistiche, cosa che ha provocato una reazione impacciata e aggressiva del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che aveva rievocato Hitler e Napoleone.
La mossa successiva di Trump è stata quella di inviare subito a Mosca il suo amico personale Steve Witkoff cui Putin è andato incontro porgendo la mano e uno smagliante sorriso. I due hanno parlato per ben tre ore e secondo tutti gli osservatori non hanno raggiunto alcun accordo ma una informale manifestazione di intenzioni: è circolata subito la voce secondo cui Putin ha lasciato a Witkoff il compito di riferire a Trump la sua richiesta di incontro immediato per parlare anche del cessate il fuoco e della tregua, che Putin aveva sempre rinviato a tempi migliori. Witkoff ha telefonato a Trump che ha concesso l’incontro dedicato alla fine ai combattimenti e non soltanto al futuro ordine mondiale. Trump, come ha detto la Leavitt alla Casa Bianca, vuole l’incontro anche con Zelensky ma su questo punto fino a ieri c’era un secco “niet” di Putin il quale, dopo aver ottenuto il via libera per l’incontro con Trump è impegnatissimo a recuperare sul piano dell’immagine e non sembrare un perdente al suo circolo ristretto.
Il nuovo rapporto Trump-Zelensky
Le sanzioni e le tariffe che Trump ha imposto all’India saranno un grave salasso per le casse del presidente russo perché l’India viene castigata proprio per avere disatteso tutte le sanzioni comprando e poi riciclando tutto il petrolio russo fatto arrivare con l’uso delle flottiglie fantasma di tanker e petroliere battenti bandiere caraibiche. Se il summit si terrà entro una settimana sapremo ciò che Trump è disposto a concedere alla Russia garantendo la neutralità dell’Ucraina. Uno dei più noti analisti pro-Cremlino citato dal New York Times, Sergei Markov ha detto che Putin ha risposto all’impazienza e alla violenza verbale di Trump con un atteggiamento conciliante perché “lo considera tuttora una risorsa indispensabile per i suoi piani”.
A Washington l’amministrazione sta erigendo una barriera: “L’incontro si farà soltanto perché Putin adesso è disponibile a trattare una tregua”. Quale sarà la verità? Putin ha davvero detto a Witkoff di essere disposto al cessate il fuoco? Il più alto funzionario del ministero degli Esteri, Yuri Ushakov ha detto che è proprio così: Putin “ha dato segnali in questo senso”. I leader europei, tranne il primo ministro inglese e il cancelliere tedesco, sono stati tenuti fuori da ogni trattativa. Non così Zelensky, con cui Trump è ora in eccellenti rapporti, con un capovolgimento totale rispetto alla teatrale cacciata di Zelensky dalla Casa Bianca il 28 febbraio scorso.
