L’Epifania tutte le feste si è portata via e con esse anche il difficile calendario dei giorni alternati tra rossi e arancioni. La nuova fase inizia con due giorni in “zona gialla rafforzata” per tutta Italia. Poi il 9 e 10 gennaio per il week end tutta Italia torna in zona arancione. Bisognerà aspettare lunedì 11 per sapere con precisione come andrà a finire per le regioni, in quale fascia di colore saranno incluse.
LA ZONA GIALLA RAFFORZATA – Il 7 e l’8 di gennaio bar e ristoranti potranno restare aperti fino alle 18, prevedendo un massimo di 4 persone non conviventi a tavolo. Dopo l’ora consentita, il servizio passerà all’asporto e al domicilio. Negozi e centri commerciali potranno svolgere regolarmente attività così come parrucchieri ed estetisti. Rimane infine invariato il coprifuoco per gli spostamenti dalle 22 alle 5, ma solo all’interno della Regione. Il rafforzamento della fascia gialla sta proprio nel divieto di recarsi in una Regione diversa da quella del domicilio, tranne che per motivi di specifica necessità.
LE NUOVE ZONE DI COLORE – Sulla base dei dati diffusi nella giornata di domani dall’Istituto Superiore di Sanità, il governo deciderà la nuova classificazione dei singoli territori per fasce di rischio. La discriminante sarà come sempre il valore dell’indice Rt: al di sotto dell’1 si deciderà per la fascia gialla, con 1 si andrà in arancione, dall’1,25 in fascia rossa. Tenendo presenti tali criteri di valutazione proviamo a capire quante e quali Regioni sono attualmente più a rischio.
VENETO E LOMBARDIA A RISCHIO ZONA ROSSA – In Veneto l’ultimo monitoraggio aveva registrato un valore pari a 1,07. Un dato che potrebbe portare la regione dritta in zona arancione o addirittura rossa viste le difficoltà dell’ultimo periodo. Stessa situazione anche per la Lombardia. La scorsa settimana l’indice Rt era pari a 1. Un punteggio limite per la Lombardia che potrebbe finire in zona arancione solo se la situazione non dovesse peggiorare nemmeno di una virgola.
LAZIO E EMILIA-ROMAGNA A RISCHIO ZONA ARANCIONE – Lazio e Emilia Romagna viaggiano sul filo del rasoio con indice Rt intorno all’1. Per questo il passaggio dal giallo all’arancione potrebbe essere repentino. “Con un Rt medio di 1,05 siamo ipoteticamente in fascia arancione”, spiega l’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini. Mentre l’assessore Alessio D’Amato del Lazio parla di un “peggioramento della curva” che confermerebbe così il rischio di un passaggio a una fascia più alta di pericolosità.
LIGURIA E PUGLIA SUL FILO – Il valore registrato per Liguria e Puglia è quello di un Rt allo 0,95. Sulla carta un numero al di sotto dell’1 e quindi corrispondente alla fascia gialla. Ma considerato lo scarto minimo del valore registrato, la valutazione del governo potrebbe orientarsi più per una zona arancione in entrambe le Regioni. “Sicuramente non saremo zona rossa” ha commentato il presidente della Liguria Giovanni Toti, “ma potremmo essere zona arancione solo per gli ulteriori parametri restrittivi”.
CAMPANIA, MOLISE, TOSCANA E FRIULI IN GIALLO – In testa alle regioni con un netto miglioramento sull’indice Rt la Campania, che insieme a Toscana, Friuli Venezia Giulia e Molise avrà buone possibilità di classificarsi in zona gialla e quindi soggette alle misure anti Covid più leggere. Per la Campania, sebbene si stia preparando per il ritorno graduale a scuola prevista per l’11 gennaio, è tutto da vedere: bisognerà conoscere le intenzioni del solito pugno di ferro di de Luca. Invece il presidente della Toscana Eugenio Giani riporta dati incoraggianti sul tasso di incidenza dei nuovi positivi alla Covid-19 in regione.
I DATI SULLE TERAPIE INTENSIVE – Ma a preoccupare non è solo l’indice Rt. Nei dati diffusi oggi dall’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, sono 9 le regioni italiane in cui l’occupazione di posti letto in terapia intensiva da parte di pazienti covid è superiore al 30%, la soglia critica stabilita dal decreto del ministro della Salute del 30 aprile 2020. Stando infatti ai dati che fanno riferimento fino al 6 gennaio, la percentuale è sopra il 30 per cento in Emilia Romagna (31%), Friuli Venezia Giulia (35%), Lazio (32%), Lombardia (38%), Piemonte (31%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Provincia autonoma di Trento (50%), Puglia (33%) e Veneto (37%).
