In un mercato sempre più interconnesso, la trasformazione digitale non riguarda soltanto l’esperienza dei consumatori, ma la struttura stessa della finanza: sistemi interoperabili, standard comuni, criteri ESG che uniscono efficienza economica e responsabilità sociale.
È stato questo il filo conduttore del panel “Internazionalizzazione dei pagamenti: evoluzione europea e prospettive in ambito B2B e B2C”, ospitato al Salone dei Pagamenti di Milano. Un confronto tra banche e imprese — da Intesa Sanpaolo a Boggi Milano, da Bancomat a Banco Santander — che ha mostrato come la nuova frontiera del settore sia la convergenza tra innovazione tecnologica e sostenibilità. L’obiettivo comune è costruire un’infrastruttura di pagamenti realmente europea. Come ha ricordato Massimo Itta, Chief Commercial Officer di Bancomat, oggi l’interoperabilità tra i diversi sistemi nazionali è ancora frammentata: chi vive o lavora in più Paesi si trova spesso a usare piattaforme differenti, da Bizum in Spagna a Multibanco in Portogallo, a BancomatPay in Italia.
Per superare queste barriere è nata EuroPA – European Payments Alliance, una rete che unisce i principali operatori nazionali per rendere le transazioni digitali istantanee, interoperabili e pienamente europee. Un’alleanza che già coinvolge oltre 50 milioni di utenti, con l’obiettivo di ampliare ulteriormente la copertura nei prossimi mesi e offrire una piattaforma di pagamento “davvero europea”, basata su standard comuni e tecnologia sviluppata nel continente. Ma l’interoperabilità non basta se non è anche semplice. Come ha sottolineato Ana Belén Alonso Hernández, Director of Business Strategy and Platforms di Banco Santander, “il cliente deve poter scegliere dove, come e quando pagare, ma deve avere sempre la sensazione che sia facile”. Dalla Cina al Brasile, dall’India all’Europa, la storia dei sistemi di pagamento mostra un’evidenza: la diffusione di massa nasce da esperienze d’uso immediate — un QR code, un tap, una app intuitiva. È questo il punto d’incontro tra tecnologia e fiducia: rendere l’innovazione invisibile, naturale.
Nel panel è emerso un altro tassello decisivo: la sostenibilità. La digitalizzazione dei flussi e l’integrazione dei mercati non sono solo strumenti di efficienza, ma anche di responsabilità ambientale e sociale. L’esperienza raccontata da Mario Morelli, Head of International Corporate Cash Management Sales di Intesa Sanpaolo, e da Orietta Guidi, CFO di Boggi Milano, ne è un esempio concreto: un progetto di cash pooling internazionale – cioè un sistema che consente a un gruppo di accorpare in un’unica tesoreria i saldi di tutte le proprie filiali, ottimizzando liquidità e costi – legato a un modello di obiettivi ESG. Il raggiungimento di obiettivi su decarbonizzazione, uso di energia rinnovabile ed economia circolare dà diritto a premialità finanziarie, mentre eventuali scostamenti comportano penalità. Un modello che traduce la sostenibilità in indicatori misurabili e la integra nella gestione quotidiana dei flussi aziendali. “Non si tratta di un prodotto con il ‘bollino verde’,” ha spiegato Guidi. “È un modo concreto per legare la finanza alla responsabilità aziendale.” Per Morelli, “è un progetto unico nel panorama europeo, replicabile e capace di dimostrare che la finanza può davvero essere sostenibile”.
Restano, certo, sfide aperte: normative diverse, processi ancora frammentati e, soprattutto, un ostacolo culturale. “La sostenibilità è un concetto che non tutte le aziende vivono allo stesso modo,” ha osservato Guidi, “ma le nuove generazioni stanno cambiando passo.”
L’evoluzione dei pagamenti europei passa dunque da qui: cultura, interoperabilità e fiducia. Perché dietro ogni innovazione – che sia una app, un algoritmo o un accordo bancario – resta la stessa ambizione che accompagna la storia della moneta da secoli: rendere lo scambio più semplice, più sicuro e, oggi, più sostenibile.
