Mi occupo di scuola da anni, e se c’è un tema che torna ciclicamente come un fantasma a infestare l’inizio di ogni anno scolastico, è quello del reclutamento dei docenti. Un problema annoso, sistemico, stratificato. Eppure, ancora oggi, chi lo affronta seriamente sembra predicare nel deserto.
Ve lo dico con chiarezza: il sistema italiano di reclutamento degli insegnanti è un fallimento. Non per colpa dei docenti, non solo per la politica, ma per un complesso incastro di scelte sbagliate, rigidità normative e ritardi cronici
Per capire dove stia il cortocircuito, bisogna partire da un dato di fatto: reclutare un insegnante in Italia è un’impresa che richiede anni di attesa, conoscenze da giurista e pazienza da monaco tibetano. Il sistema è burocratico, farraginoso, opaco. I concorsi si fanno, si rifanno, si annullano, si rimandano. E nel frattempo, centinaia di migliaia di supplenti tengono in piedi la scuola con contratti a tempo, spesso comunicati a settembre inoltrato.
Un’altra piaga è quella geografica: al Nord mancano i docenti, al Sud mancano le cattedre. Le graduatorie al Sud sono sovraffollate, al Nord deserte. Così, ogni anno, migliaia di docenti sono costretti a spostarsi anche di mille chilometri per lavorare, senza alcuna garanzia di continuità.
Lo chiamano “supplentite”, ma io credo sia più corretto chiamarla emorragia di sistema.
Sembra incredibile, ma quasi la metà dei posti messi a disposizione per i ruoli a tempo indeterminato non viene coperta. E non perché manchino i candidati, ma perché il sistema non riesce ad assorbirli. I docenti idonei, anche quelli che hanno superato più concorsi, restano in panchina per colpa di numeri irrisori a bando o per graduatorie bloccate.
Nel frattempo, chi ha anni di esperienza e ha portato avanti intere classi resta precario. Un’assurdità che mina non solo la qualità dell’insegnamento, ma anche la dignità del mestiere.
Le sigle si sprecano: GAE, GM, GPS, GI. Ognuna con regole, tempistiche, requisiti diversi. Le Graduatorie ad Esaurimento, chiuse dal 2008, sono ancora oggi uno dei principali canali di accesso al ruolo. Le Graduatorie di Merito dipendono dai concorsi. Le GPS e le GI coprono ciò che resta.
Un meccanismo tanto complesso quanto inefficace, che spesso penalizza chi ha talento e vocazione, ma non riesce a districarsi nella burocrazia.
Il caso più eclatante riguarda il sostegno. Ogni anno si osservano decine di migliaia di docenti specializzati senza incarico al Sud, mentre al Nord le cattedre restano scoperte. Perché? Perché i corsi di specializzazione (TFA) non sono programmati in base al fabbisogno territoriale. E così, ogni anno, gli alunni più fragili pagano il prezzo più alto, privati della continuità didattica.
Con il DL 36/2022 e i percorsi abilitanti da 60 CFU, si voleva costruire un sistema chiaro. Ma tra ritardi, costi elevati e mancanza di coordinamento, la riforma rischia di restare l’ennesimo tentativo incompiuto. Chi ha vinto il concorso è bloccato, chi insegna da anni è ignorato. Il sistema, insomma resta inaccessibile per molti, insostenibile per tutti.
Eppure, le soluzioni esistono. Come Partito Liberaldemocratico, abbiamo avanzato una proposta concreta e coraggiosa: ovvero quella di consentire alle scuole di assumere direttamente i propri docenti, attraverso comitati ad hoc composti da dirigenti scolastici, docenti esperti, rappresentanti degli enti locali e osservatori indipendenti.
Questi organismi, con regole chiare, trasparenza e giusti contrappesi, garantirebbero merito, imparzialità e aderenza al contesto educativo reale: un sistema del genere esiste già in molti Paesi europei e funziona.
Restituire autonomia alle scuole, infatti, non significa abbandonare i principi di equità, ma affidarsi alla competenza dei territori per selezionare chi è davvero pronto a insegnare. Una sfida che noi libdem riteniamo possibile.
