Il caso Puglia è il caso Emiliano. Tutto parte da lì. Se Stefano Bonaccini, presidente del Pd, prova a tenere insieme le anime della coalizione ricordando che «ci vuole sempre collegialità e non riguarda solo Avs, ma anche i moderati», è in Puglia che esplode la faglia più pericolosa per i dem. Bonaccini, ospite di Omnibus su La7, ha ribadito: «Da presidente del Pd non interferisco. Ma poiché stimo Michele, gli dico: meglio sentirci utili, che indispensabili. Dopo aver guidato bene, per dieci anni, la Puglia, si può cambiare e svolgere ruoli altrettanto importanti e, come nel suo caso, meritati».
C’è un caso Michele Emiliano, dunque. Bonaccini prova a sedare la rivolta dei suoi sostenitori accennando a prospettive «maggiori della stessa Regione». Ma Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non ci gira attorno: «Schlein fa uno sforzo unitario per la coalizione. In Toscana, ad esempio, c’è un candidato riformista, Giani. Faremo una lista con lui, con i civici e i partiti di Avanti, l’egemonia si esercita con i voti, non con i post sui social. Il tema vero riguarda Emiliano: il suo egoismo fa male alla Puglia e fa saltare la candidatura vincente del bravo Antonio Decaro. Tutto il resto è sotto controllo». Decaro, l’ex sindaco di Bari oggi in Parlamento europeo che il Pd vuole mettere alla testa della riconquista pugliese, è l’uomo sul quale Bonaccini insiste: «Tutti stanno aspettando Antonio: ha caratura da leader nazionale, ha preso mezzo milione di preferenze alle Europee, ama la sua terra in maniera viscerale. Tant’è che la destra non sarebbe nemmeno chi schierargli contro».
Dalla Puglia alla Toscana
Qui il centrodestra candida ufficialmente Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, nome anticipato dal Riformista una settimana prima. Tomasi non si nasconde: «Non ho paura, convincerò anche le persone del centrosinistra. Possiamo generare entusiasmo, mentre gli altri sono ancora attorcigliati al potere. Il Pd e i 5 Stelle, con il patto firmato sulla testa dei toscani, vogliono dare il reddito di cittadinanza sperperando ancora risorse e impoverendo questa terra. Noi, al contrario, vogliamo creare le condizioni di formazione e di occupazione affinché i nostri ragazzi restino qui e non siano costretti a emigrare».
Infine la Campania
Sarà Roberto Fico, ex presidente della Camera, il candidato del centrosinistra. L’annuncio ufficiale arriverà nei prossimi giorni, quando a Napoli è atteso il leader M5S Giuseppe Conte. Gli incontri del commissario Pd Antonio Misiani con Fico e il sindaco Gaetano Manfredi hanno ormai chiuso la partita. Parallelamente, la strada è spianata a Piero De Luca verso la segreteria regionale del Pd. La segretaria Elly Schlein ha riunito ieri i campani Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, chiedendo unità. «L’elezione unitaria di Piero De Luca è l’elemento essenziale nell’intesa col governatore uscente a sostegno di Fico», spiegano i dem. E mentre il puzzle regionale prende forma, Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, attacca frontalmente Bonaccini: «Questa volta ha davvero ragione Bonaccini: ci vuole coraggio! Ci vuole un bel coraggio a dire no ai rigassificatori per avere il voto della Taverna. Ci vuole un bel coraggio a dire no al termovalorizzatore di Acerra per avere il voto di Fico. Ci vuole un bel coraggio a dire no al sostegno militare all’Ucraina mentre ci sono ragazzi con la metà dei nostri anni che danno la loro vita per la libertà e la democrazia». Poi conclude: «Tranquillo Stefano, abbiamo solo una idea diversa di coraggio. Rinnegare se stessi per provare a vincere le elezioni oppure rischiare tutto pur di costruire per il Paese la risposta che serve? Poi con calma mi spieghi quali sono i valori comuni di cui parli con i grillini. Quelli con i quali hanno governato con Salvini? Il populismo e il giustizialismo che propongono ogni giorno? Il no ad ogni iniziativa di sviluppo?».
