Regionali Marche, Matteo Ricci: “Priorità alla sanità, sei mesi e ridurremo le liste di attesa. Acquaroli vive nel Paese delle Meraviglie. Palestina? Siamo pronti a riconoscerla”

Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e oggi europarlamentare, è il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Marche. La coalizione lo ha scelto come volto unitario per sfidare il governatore uscente Francesco Acquaroli, che nei sondaggi continua a rimanere in testa

Perché votare per lei come presidente delle Marche? Quale sarebbe la cifra distintiva del suo governo regionale?
«La madre di tutte le nostre battaglie sarà la sanità. Parliamoci chiaro: nelle Marche non funziona. Le liste d’attesa sono aumentate, i pronto soccorso sono allo stremo, un marchigiano su dieci – circa 150 mila persone – non si cura più perché non trova risposte dal pubblico e non può permettersi il privato. È un dato drammatico. Non tollereremo questa privatizzazione strisciante del servizio sanitario. In sei mesi ridurremo le liste d’attesa. Andremo a Roma a battere i pugni sul tavolo: serve investire almeno il 7% del Pil in sanità per assumere personale, migliorare i servizi e garantire il diritto alla salute a tutti».

Per la prima volta il centrosinistra si presenta compatto in tutte le regioni al voto. Le Marche sono laboratorio di un’alleanza più ampia?
«Abbiamo costruito l’Alleanza del Cambiamento: forte, coesa e radicata nei territori. Siamo una squadra compatta sui temi programmatici, pur rispettando le identità plurali. Penso al salario minimo regionale: sotto i 9 euro l’ora non è lavoro, è sfruttamento. Da sindaco ho voluto fortemente i 5 Stelle in giunta. Ritengo il MoVimento parte fondamentale dell’Alleanza, insieme agli amici di Avs, alle forze riformiste, centriste, civiche e associative. Abbiamo condotto una campagna popolare, tra la gente e per la gente. Sono convinto che ci porterà alla vittoria».

Qual è stato, a suo giudizio, il principale difetto del presidente Acquaroli?
«Vive nel Paese delle Meraviglie: nega l’evidenza e spesso dà i numeri al lotto. Soprattutto, mette gli interessi di partito davanti alla comunità. Io sarò il presidente di tutti: mai metterò il mio partito prima delle Marche. Sulle liste d’attesa tutte le regioni protestano, la nostra tace. Ci portano via due miliardi dai trasporti per il Ponte sullo Stretto? Silenzio, perché il governo è amico. Governare significa rappresentare tutti. E vorrei chiedere ad Acquaroli: se dopo cinque anni la sanità è al collasso e l’economia non cresce, se la prende o no una responsabilità? Addirittura ha dato la colpa delle liste d’attesa ai cittadini. Basta scaricare sugli altri».

La sua campagna ha toccato temi nazionali e internazionali, dal governo Meloni alla guerra in Medio Oriente. Non teme di essersi allontanato dai problemi concreti dei marchigiani?
«Assolutamente no. Credo che serva guardare oltre il proprio territorio, restando gente di provincia ma non provinciali. Nel primo Consiglio regionale riconosceremo lo Stato palestinese: voglio una regione con i piedi piantati a terra e la testa nel mondo. Non possiamo girarci dall’altra parte rispetto a quel che accade a Gaza. Per questo riconosceremo lo Stato palestinese e faremo un gemellaggio con Rafah, perché tanti marchigiani vogliono aiutare quelle popolazioni martoriate con aiuti veri. È ciò che fanno oggi le persone straordinarie a bordo della Flotilla, che stanno supplendo all’inerzia degli Stati europei. Abbraccio virtualmente Arturo Scotto, Annalisa Corrado e Benedetta Scuderi, in missione con la Sumud Flotilla e collegati con noi dalle navi».

Giovani e formazione: quali proposte concrete?
«Dobbiamo fermare l’emigrazione giovanile. Due misure: se un laureato marchigiano all’estero torna, per cinque anni non pagherà tasse regionali, Irap e Irpef. Se resta, riceverà una dote di 15 mila euro dal Fondo sociale europeo per formazione o impresa. Inoltre, per contrastare il caro scuola, abbiamo proposto la gratuità dei trasporti pubblici per gli studenti fino alla quinta superiore, misura già attiva in Campania ed Emilia Romagna».

È stato eletto da poco al Parlamento europeo, è già pronto a lasciare Bruxelles? La Regione Marche viene prima dell’Europa?
«L’amore per la mia terra ha prevalso. La candidatura è nata dai territori che mi hanno chiesto di impegnarmi per il cambiamento. Non mi sono mai nascosto dietro tutor nazionali. Da europarlamentare non ho trascurato i miei impegni, occupandomi ad esempio del nuovo regolamento sui diritti dei viaggiatori. La mia bussola resta la stessa: guardare sempre dalla parte dei più fragili».