Regionali Puglia, una poltrona per tre: Decaro, Vendola e il caso Emiliano, la diatriba che somiglia a un Circolo Pickwick

Da sinistra: Michele Emiliano, Nichi Vendola e Antonio Decaro

“I magnifici sette”: così si possono chiamare i candidati alle presidenze delle Regioni dove si voterà, in ordine sparso, da settembre a novembre. Alcuni sono già stati designati, altri nemmeno per sogno. Il caso più ostico resta il Veneto, teatro di un vero e proprio “duello al sole” tra Lega e Fratelli d’Italia: entrambi i partiti vogliono esprimere il candidato, ma la poltrona è una sola. Inevitabile che alla fine ci sarà un vincitore e un vinto. Si deciderà a chi toccherà la candidatura alla presidenza del Veneto, dopo le elezioni di fine settembre nelle Marche.

Tra “i magnifici sette” c’è anche la Puglia, nell’occhio del ciclone, oggi però in fase di eclissi. Dopo mesi di una diatriba non banale — ma giocata malamente sul terreno politico — tra Antonio Decaro, Michele Emiliano e Nichi Vendola, nell’immaginario popolare la vicenda è apparsa come un puro scontro di potere. Decaro, candidato in pectore alla presidenza della Regione, ha posto una questione dirimente: due ex presidenti candidati al Consiglio regionale avrebbero creato più di un problema. Primo, un continuismo che avrebbe intrecciato i governi di Vendola (dieci anni) e di Emiliano (altri dieci). Secondo, un’immagine negativa della sua futura giunta, segnata dall’assenza di discontinuità. Una richiesta di cambiamento che non viene solo dai partiti della coalizione, ma dagli stessi pugliesi. Nel Sud della Puglia, l’area ionico-salentina è pronta a una levata di scudi contro il “Bari-centrismo”: non un’egemonia, ma un accentramento di potere sul Nord della regione, e in particolare su Bari.

Decaro, forte delle 500mila preferenze conquistate alle europee — che lo hanno reso il più votato d’Italia e presidente di una prestigiosa commissione a Strasburgo — non vuole essere intrappolato nello status quo ante. Per questo Schlein ha posto un veto: «Emiliano non corre, Decaro candidato più competitivo». Anche fonti Avs sembrano dello stesso avviso: «Sì a Decaro ma no veti su Vendola». Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Emiliano ha annunciato un “passo di lato”, senza però rinunciare alla candidatura al Consiglio regionale: per lui l’elezione significa restare in politica e non rientrare nei ranghi della magistratura. Inoltre, da Bari punta a Roma: lo scranno parlamentare resta il suo vero obiettivo.

Il circolo Pickwick

Vendola, invece, ha un problema di sopravvivenza politica: alle ultime regionali Sinistra Italiana non ottenne nemmeno un consigliere. La sua candidatura, con il valore aggiunto del suo nome, servirebbe a garantire la presenza di AVS nell’Assemblea pugliese. Tre interessi diversi, dunque: Decaro vuole mani libere, Emiliano mantenere il proprio peso contrattuale in vista di un futuro in Parlamento, Vendola salvare il salvabile per il suo partito. Un’operazione che, a occhio e croce, somiglia a un gattopardismo di ritorno. E così, Decaro ha alzato il muro del veto incrociato: rinnovamento nella continuità, e non viceversa. Nella sua saggezza politica pretende un cambio di paradigma anche nella formazione delle liste elettorali, dove si ripropongono candidature di consiglieri già eletti più volte. A ben pensarci, in tutto questo c’è poco di autenticamente politico. In una terra che ha conosciuto una classe dirigente di alto rango, oggi sembra di trovarsi dentro un Circolo Pickwick: un deficit di leadership, segnato da darwinismo interno e totale assenza di visione.
Eppure, la Puglia avrebbe bisogno di strategie forti per affrontare la deindustrializzazione in corso.

La possibile soluzione

Sul dossier ex Ilva si continua a pasticciare: un pasticciere che ha già cambiato per due volte lievito e farina. Il 15 settembre il ministro Urso non potrà più giocare alle tre carte sul destino del più grande stabilimento siderurgico europeo. La Puglia non può ridursi a una sorta di Disneyland, con pletore di B&B e pub in ogni angolo di città e di borgo, come sognavano i Cinque Stelle di Beppe Grillo e oggi Giuseppe Conte. Eppure, tanto tuonò che piovve: forse, come la pioggia manzoniana, qualche buon consiglio cadrà anche sui “Tre tenori”. Tant’è che il “guruBettini aveva previsto: il caso Emiliano è tutto interno al Pd, pertanto dovrà farsi carico di risolverlo, quello di Vendola, di fatto, riguarda la coalizione. Facendo nostri i versi di Pino Daniele, adattati alla realtà pugliese, “non è na carta sporca (e nisciuno se ne importa)”. La morale, in attesa che la favola non si tramuti in tragedia, è questa: Emiliano si ritira in attesa di un posto al sole in Parlamento, Vendola trova un tertium datur, e Decaro — come nei finali delle favole — visse felice e contento nella stanza dei bottoni sul lungomare Nazario Sauro. Good by Strasburgo.