Regionali, Schlein esulta per le nuove alleanze. Reddito di dignità e salario minimo: il collante è fatto da idee già screditate

C’è un’Italia che aspetta, che vorrebbe un cambiamento, un paese che smetta di sciupare i propri talenti e che ricucia i troppi strappi  dell’improvvisazione, delle facili scorciatoie, della “politica del consenso” scambiata per governo. Ma in queste ore la segretaria del PD esulta per la nascita di nuove alleanze “larghe” in vista delle prossime regionali. Ne parla con un entusiasmo quasi epico, come se fosse riuscita a comporre un mosaico storico. Eppure basta leggere tra le righe dei programmi per rendersi conto che siamo di fronte all’indefinibile. Il collante di questa intesa non è una visione per il futuro, bensì una collezione di idee già screditate: reddito di cittadinanza rinominata in “reddito di dignità” per l’occasione delle elezioni regionali, salario minimo da imporre alle parti sociali, divieto dei termovalorizzatori, anatema sul nucleare. Un inventario che, più che a un’agenda di governo, somiglia al manuale della decrescita felice, o meglio: infelice.

Reddito di cittadinanza e salario minimo, due pessime idee

Il reddito di cittadinanza lo conosciamo bene: è costato oltre cinquanta miliardi di euro di nuovo debito, ha sottratto circa due milioni e mezzo di persone al mercato del lavoro nel pieno del nostro inverno demografico. È stato un gigantesco incentivo a stare fermi quando serviva rimettersi in moto. Il salario minimo, sbandierato come conquista sociale, rischia invece di affossare la contrattazione collettiva e di produrre l’effetto opposto: salari più bassi per tutti. Nessun termovalorizzatore? Un regalo ai soliti circuiti opachi della gestione dei rifiuti, mentre continuiamo a pagare profumatamente per esportare la nostra monnezza. Il no al nucleare, poi, è la condanna a restare inchiodati al gas e alle sue bollette astronomiche, mentre il resto d’Europa corre verso l’indipendenza energetica ed ha prezzi inferiori a noi. È il matrimonio perfetto con una cultura politica che confonde la responsabilità con il masochismo.

Regioni pronte ad inventare nuove tasse

E dire che le regioni sono già a secco, e presto inventeranno nuove tasse. Sulla sanità, la solita lamentela: nessun accenno ai costi esorbitanti e alle inefficienze croniche di molte regioni, ostaggio dei partiti che mischiano in un tutt’uno programmazione, gestione e controllo. Si preferisce agitare lo spauracchio del privato, ma sono proprio le voragini del pubblico a nutrire quella stessa alternativa che si dice di voler combattere. La realtà è che si evitano i nodi veri, perché affrontarli significa toccare interessi consolidati.

Così si evitano i nodi veri

E allora, se questo è il meglio che i cosiddetti progressisti riescono a proporre, c’è da tremare pensando a cosa possano tirar fuori i sedicenti conservatori. Cosa resta da sperare? Certamente in una nuova consapevolezza di tanti cittadini che hanno pensato, sbagliando, di potersi disimpegnare perché la democrazia avrebbe camminato da sola. Ma non è così. La democrazia funziona con persone comuni impegnate; diversamente, ci pensano i cacicchi di ogni colore a piegarla ai loro voleri. La politica italiana oggi gira a vuoto, perché i partiti hanno blindato porte e finestre, mentre il paese è nel mezzo di eventi minacciosi e stringenti.