Regionali Toscana, Giani scherza sul pronostico. Ma una roccaforte può trasformarsi in terra di nessuno

Il presidente della regione Toscana Eugenio Giani e Elly Schlein durante la Conferenza nazionale del Partito democratico sulle politiche industriali, Roma, Sabato 12 Luglio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Eugenio Giani e Elly Schlein during the National conference of the Democratic party on industrial policies, Rome, Saturday, July 12, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Sabato e domenica la Toscana tornerà alle urne per rinnovare il Consiglio regionale. Eugenio Giani, presidente uscente e candidato del campo largo, scherza quando gli si chiede un pronostico: «Nemmeno sotto tortura, porta sfortuna». Ma la battuta non basta a mascherare l’ansia. Se la Toscana è stata, dall’inizio della Repubblica, laboratorio e baluardo della sinistra italiana, oggi quel basamento mostra crepe che non si possono più ignorare.

La prima frattura

La prima frattura è interna. Le forze originarie del centrosinistra si sono affievolite e lo spazio è stato occupato dal cosiddetto “campo largo”, più un’operazione aritmetica che politica. Programmi incompiuti, populisti: il no ai rigassificatori senza alternative credibili, il reddito di cittadinanza per salari non da sudare evocato senza coperture, slogan ambientalisti scollegati dalle realtà produttive. In questo magma il Partito Democratico rischia l’indistinzione, stretto dai diktat di Conte a tessere patti tattici pur di non perdere l’alleanza. Ma sommare sigle lontane non porta consensi, li disperde.

Le sconfitte della sinistra nella Marche e in Calabria

Gli avvertimenti vengono dai fatti. Le sconfitte nelle Marche e in Calabria, un tempo roccaforti rosse, raccontano di coalizioni senza omogeneità né progetti riconoscibili, con narrazioni lontane dal mondo del lavoro e dai ceti più fragili. Quando la politica offre solo astrazioni, l’elettore si ritrae e sposta il consenso verso chi promette ordine e chiarezza. Oppure sceglie l’astensione. Molto discutibile anche l’uso della piazza, mobilitata in coincidenza con le scadenze elettorali. Manifestazioni popolari e in buona fede sono state lasciate in balia di ambienti opachi, scivolando come da programmazione in derive antisemite e violente. Forze dell’ordine colpite, piazze a ferro e fuoco: un boomerang, come già accaduto in altri momenti della nostra storia. Eppure qualcuno ha pensato che la piazza potesse supplire all’assenza di visione, trasformando il malessere in consenso. È stata una scommessa azzardata, che ha prodotto l’effetto opposto.

Giani conosce i rischi della confusione

Il Paese non ha bisogno di contrapposizioni, nostalgie o slogan riciclati. Occorrono proposte concrete: semplificazione normativa, investimenti in innovazione e formazione, strategie energetiche realistiche che bilancino sostenibilità e competitività. Non sono temi “di destra” o “di sinistra”: sono strumenti di governo. La Toscana prospera non può attendersi altro da chi la amministra. Giani, moderato e uomo di governo, conosce i rischi della confusione. Può contare sul radicamento locale, sulla capacità di mediazione e sulla concretezza amministrativa. Ma per reggere l’urto serve una bussola chiara. Bisogna scartare l’effimero e tornare a parlare ai bisogni reali. Diversamente, anche una roccaforte rischia di diventare vulnerabile e trasformarsi in terra di nessuno. Una politica che dimentica le persone concrete, il lavoro, i servizi e la sicurezza sociale, lascia il campo libero a chi cavalca la paura. È questo il vero pericolo che incombe.