“Reintrodurre l’immunità parlamentare”, presentato il ddl in Corte di Cassazione

L’immunità parlamentare non è più un tabù. Dopo averlo annunciato nei mesi scorsi, ieri la Fondazione Luigi Einaudi, i Radicali italiani, il magazine online “L’Europeista” e altri rappresentanti di movimenti civici hanno presentato in Corte di Cassazione un disegno di legge di iniziativa popolare per reintrodurre l’istituto che venne riformato in senso restrittivo nel 1993 sull’onda di Tangentopoli. La proposta prevede di riscrivere l’articolo 68 della Costituzione tornando al testo originario del 1948.

“I nostri Padri costituenti hanno voluto l’articolo 68 non certo per consentire ai parlamentari di tutelare amici e colleghi di partito, ma per tutelare il Parlamento come Istituzione. Perché effettivamente vi era, come vi è tuttora, la necessità di un riequilibrio tra i poteri dello Stato”, ha detto il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto. “Per questo, quella che ci apprestiamo ad avviare è per noi una battaglia culturale. Siamo convinti di raggiungere in poco tempo l’obiettivo delle 50mila firme”. Insieme a Benedetto erano presenti in Cassazione i promotori dell’iniziativa, Andrea Cangini, Matteo Hallissey, Angelica Albi, Filippo Blengino, Sergio Boccadutri, Stefano Capponi, Lucrezia Conti, Andrea Davola, Piercamillo Falasca, Nicola Galati, Andrea Germanà, Alberto Marchetti, Carmelo Palma, Bianca Piscolla, Emanuela Pistoia, Pietro Zanardi.

L’attuale articolo 68 prevede che “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza”. Con lo scandalo di Mani Pulite e la crisi della Prima Repubblica, in una fase di conflitto permanente tra Parlamento e magistratura, il legislatore decise di restringere il perimetro di operatività della disposizione che, fino alla riforma del 1993, prevedeva un’immunità più ampia. Prima, infatti, era previsto che il Parlamento dovesse autorizzare sia l’avvio di indagini su un membro di una delle Camere sia il suo arresto in attuazione di una condanna definitiva.

“Nel ’93 la classe politica di allora per pura vigliaccheria, non c’è altra spiegazione, abrogò l’immunità parlamentare nella speranza di sedare la bestia dell’antipolitica e le procure di Mani Pulite, naturalmente non ottenendo né l’una né l’altra cosa”, ha detto il segretario generale della Fondazione Einaudi, Cangini. “La Fondazione Einaudi propone di reintrodurre quell’istituto per ripristinare la libertà e la funzionalità del Parlamento. Un referendum servirebbe ad avviare nel Paese un dibattito sul senso e sul valore delle istituzioni, istituzioni di cui l’attuale ceto politico sembra non avere più l’orgoglio e dunque neanche il coraggio per difenderle”.