“Il Parlamento europeo dovrà continuare ad avere una maggioranza europeista radicata al centro, altre coalizioni, a destra o a sinistra, non sono possibili”. A parlare in questi termini ieri al Messaggero, sbarrando la strada a nuove coalizioni a Bruxelles, non è un liberale di Renew Europe o uno dei tanti che nel Partito Popolare Europeo lavoravano fino all’altro ieri per spostare a destra il baricentro politico in Europa: è Roberta Metsola, attuale presidente del Parlamento, esponente di spicco dei popolari, che fino all’altro ieri di una alleanza coi conservatori era tra le più strenue sostenitrici.
E non è un caso che questa intervista tranchant della Metsola arrivi due giorni dopo la grande manifestazione di Varsavia: nella capitale mezzo milione di polacchi sono infatti scesi in piazza contro il governo guidato dagli alleati in Europa con Giorgia Meloni, e la loro proposta di una commissione di inchiesta che, sulla carta è contro le influenze russe, ma nei fatti è contro l’ex Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, leader di Piattaforma Civica che aderisce al Ppe. A sfilare per le strade della capitale polacca tutti i partiti di opposizione, popolari, socialisti e liberali compresi, con Donald Tusk in testa.
Ma c’è di più. Le avvisaglie si erano avute la settimana scorsa, quando nell’ultima plenaria erano stati proprio i popolari a chiedere un dibattito dall’esaustivo titolo “Minacce alla democrazia e allo stato di diritto in Polonia”: a votarlo, insieme al Ppe, Renew Europe ed i socialisti, contro ovviamente Ecr (Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei) di Giorgia Meloni e Identità e Democrazia, cui aderisce la Lega di Matteo Salvini. Ed è infine notizia di ieri che la Commissione abbia aperto una procedura di infrazione contro la proposta di legge polacca contro le influenze russe voluta dagli alleati di Giorgia, perché “potrebbe essere usata per colpire oppositori poltici”. Non esattamente un ramoscello d’ulivo nei confronti dei conservatori di Ecr.
Insomma, l’iperattivismo di Giorgia Meloni che, a capo della famiglia europea conservatrice e sovranista di Ecr si voleva proporre come la stampella di destra più accettabile per una maggioranza alternativa a quella attuale, da maggioranza Ursula a maggioranza Giorgia, sembrano sbattere contro un muro, il muro di Varsavia. Manca ancora tempo, certo, e quindi non si può certamente dire che non sia più in campo, ma tra la vicenda polacca, il riuscito incontro dell’altro ieri Berlino tra Macron e il cancelliere tedesco Scholz, che dei socialisti europei non solo è uno dei leader, ma è tra i più realisti, ed i muri apparentemente invalicabili alzati da Renew Europe contro l’alleanza con le destre, oggi quell’opzione è fortemente in affanno.
Certo, Weber e Macron, il primo sostenitore della maggioranza Giorgia ed il secondo al lavoro per una riproposizione della maggioranza Ursula, hanno da fare per frenare chi nei propri gruppi rema contro. Weber ha dalla sua molti partiti nazionali, ma i polacchi sono contrarissimi e gli spagnoli sono cauti: dopo aver vinto le amministrative, hanno un importante appuntamento elettorale a breve e tendono a non sbilanciarsi troppo anche nelle alleanze locali, dove Vox – il partito di destra spagnolo – non è l’unico partner con cui stanno facendo coalizioni. Macron, d’altro canto, ha un gruppo più compatto, ma ha partiti liberali del nord europa favorevoli a spostare a destra il baricentro politico, ad iniziare dagli svedesi di Liberalerna che, pur facendo parte di Alde, non sono più invitati ai vertici di Renew. Motivo? Si sono alleati con la destra.
Per sciogliere definitivamente i nodi, bisognerà però aspettare due importanti appuntamenti elettorali: il 23 luglio si voterà in Spagna e ad ottobre in Polonia. A quel punto si capirà se la maggioranza Giorgia si è davvero schiantata contro il muro di Varsavia.
