Renzi: “Ripartiamo da Napolitano e dal suo messaggio di sfida alla politica: vedeva limiti Costituzione”

MATTEO RENZI

Giorgio Napolitano lascia dei segni concreti, va bene commemorarlo ma non bisogna dimenticare che il suo è un messaggio di sfida alla politica perché era uomo che amava la politica almeno quanto la vita”. Così Matteo Renzi, leader di Italia viva nel suo discorso al Senato sulla commemorazione del presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Il senatore ricorda che “Napolitano voleva le riforme perché” pur riconoscendo quella dell’Italia come “una bellissima Costituzione, ne vedeva dei limiti“. Renzi nel suo discorso individua tre punti concreti.

“Napolitano ha ricoperto le tre principali cariche dello Stato, è stato all’interno del Partito comunista un pioniere, un ispiratore, anche quando era in minoranza. È stato un uomo delle istituzioni, e lascia dei segni concreti. Napolitano ha ancora qualcosa da dire e da dare per il futuro“. Tre i segni concreti – per ragioni di tempo -individuati da Renzi: “È stato uomo dell’Europa, anche quando il suo partito non ci credeva, e ancora quando la maggioranza si stava stancando dell’Europa. E mi piacerebbe che la politica italiana sia all’altezza della visione straordinaria di Giorgio Napolitano. Come Presidente si è attenuto ai dettami costituzionali, che danno al capo dello Stato poteri ‘a fisarmonica‘ a seconda del momento politico: Napolitano voleva le riforme costituzionali perché pur amando la Costituzione ne vedeva i limiti. Se volessimo essere davvero onesti con la memoria di Napolitano questo tema delle riforme costituzionali è il tema. La figura del capo dello Stato è una figura i cui contorni richiedono una precisazione costituzionale”.

“Terzo e ultimo punto: Napolitano è un uomo che credeva nella giustizia giusta, e ha subito negli ultimi anni la vicenda D’Ambrosio e quella della trattativa Stato-mafia, negata dalla Corte di Cassazione, su cui il presidente della Repubblica fu chiamato a rispondere. Io sono stato testimone della sua sofferenza personale e familiare che quella vicenda ha prodotto. Quando si sceglie il giustizialismo si produce sofferenza nelle persone che troppo spesso viene sottaciuta e messa in secondo piano se non quando ti tocca personalmente. Napolitano ha subito su di sé quella sofferenza. Se vogliamo essere all’altezza del messaggio di Giorgio Napolitano penso che oggi la maggioranza e l’opposizione dovrebbero avere la forza e il coraggio, e l’intelligenza, di non ricordarlo in maniera banale, perché se c’era una cosa che lui odiava era la sciatteria. E’ stato un gigante di queste istituzione, ma ricordiamolo sapendo che il suo era un messaggio di sfida alla politica perché era uomo che amava la politica almeno quanto amava la vita”.

Nella sua Enews ribadisce: “Contro i finti garantisti e contro i veri giustizialisti, sappiate che continuerò a combattere la battaglia per una giustizia giusta. Come sempre, più di sempre. Anche in Europa, se ne avremo la possibilità. A questo proposito invito tutti a Milano, lunedì 9 ottobre, alle 21. Inizierà un viaggio lungo otto mesi. Il viaggio di una campagna elettorale difficilissima e bellissima. Una campagna elettorale per svegliare l’Europa. E dare forza all’Italia nelle istituzioni continentali”.