Dai pannelli solari intelligenti alle reti di distribuzione automatizzate, passando per l’intelligenza artificiale e i sistemi di accumulo: il settore energetico sta attraversando una trasformazione senza precedenti, guidata dall’innovazione tecnologica. In Italia, come nel resto d’Europa, la sfida non è solo produrre energia in modo più sostenibile, ma anche gestirla con maggiore efficienza, stabilità e sicurezza. Se è vero che la transizione ecologica passa dalle rinnovabili, è altrettanto vero che a fare la differenza sarà la tecnologia. Non basta installare nuovi impianti, serve ripensare il modo in cui l’energia viene prodotta, distribuita e consumata. E proprio su questo fronte l’Italia gioca una partita cruciale.
Tra le innovazioni più promettenti c’è l’intelligenza artificiale applicata alla gestione dei consumi e alla previsione della domanda. In particolare, i sistemi di demand response, già attivi in alcune aree metropolitane italiane, permettono di regolare i carichi elettrici in tempo reale, alleggerendo la pressione sulla rete e premiando i comportamenti virtuosi. Anche le smart grid, le cosiddette reti intelligenti, stanno prendendo piede: in Emilia-Romagna e Lombardia sono in corso sperimentazioni che integrano fonti rinnovabili, accumuli domestici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Secondo l’Osservatorio Energie Rinnovabili di Enea, entro il 2030 oltre il 60% delle reti italiane potrebbe essere digitalizzato, con un impatto diretto sull’affidabilità del sistema e sulla riduzione degli sprechi.
Un altro elemento decisivo riguarda i sistemi di accumulo. L’Italia, grazie anche agli incentivi previsti dal decreto FER2, sta puntando sull’installazione di batterie su scala sia domestica che industriale. Nel 2023, secondo Terna, la capacità installata di storage è cresciuta del 65% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un passaggio essenziale per garantire la stabilità del sistema, soprattutto in un contesto in cui solare ed eolico producono in modo intermittente. Anche la blockchain trova spazio nel nuovo paradigma energetico. Alcuni progetti pilota, come quelli attivi a Milano e Torino, stanno sperimentando transazioni energetiche peer-to-peer, rendendo i cittadini non solo consumatori, ma anche piccoli produttori capaci di vendere energia in eccesso all’interno delle comunità energetiche rinnovabili (CER).
Le CER sono uno dei tasselli più innovativi e promettenti. Favoriscono la produzione e il consumo locale di energia e, grazie alla digitalizzazione, diventano veri e propri ecosistemi intelligenti. Il PNRR prevede risorse importanti per sostenerne la nascita e lo sviluppo, ma ad oggi le complessità burocratiche e l’assenza di un quadro normativo pienamente operativo ne hanno rallentato la diffusione. C’è poi un tema legato alla digitalizzazione degli impianti industriali: grazie a sensori, IoT e piattaforme di analisi dati, le aziende possono ottimizzare i consumi, ridurre le perdite e programmare la manutenzione in modo predittivo. In questo senso, la tecnologia non è solo un alleato dell’ambiente, ma anche della competitività.
Nonostante gli sforzi, il nostro Paese resta in ritardo rispetto ad altri player europei. Secondo Eurostat, soltanto il 19,5% dell’energia consumata dall’Italia nel 2023 proveniva da fonti rinnovabili, contro una media Ue del 24,5%. Ma il vero gap è proprio nella diffusione delle tecnologie abilitanti: smart meter, automazione di rete, sistemi di storage su larga scala. Servono investimenti mirati, semplificazione normativa e un salto culturale. Dunque la transizione energetica è sempre più una questione tecnologica e non solo ambientale. La direzione è tracciata: resta da capire con che velocità l’Italia saprà percorrerla.
