Riformare la II parte della Costituzione, F. Einaudi e Azione: parliamone davvero

GIUSEPPE BENEDETTO PRESIDENTE FONDAZIONE LUIGI EINAUDI, CARLO CALENDA POLITICO

Prima dell’estate avevano depositato in Parlamento una proposta di legge per istituire un’assemblea costituente con l’obiettivo di riformare in modo organico la seconda parte della Costituzione, ora la Fondazione Einaudi e Azione hanno deciso di avviare una serie di iniziative per discutere apertamente del tema. Mercoledì al Senato è andato in scena il primo incontro. Insieme al senatore Marco Lombardo, il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, e il segretario di Azione, Carlo Calenda, si sono confrontati con i costituzionalisti Giovanni Guzzetta, Stefano Ceccanti e Alfonso Celotto.

“Il nostro è un testo che, con il passare dei mesi, diventa sempre più attuale”, ha detto Benedetto, “mi pare non ci siano più molti dubbi sul fatto che l’unica riforma costituzionale in questa legislatura sarà quella della separazione delle carriere dei magistrati”. La Fondazione Einaudi, ha aggiunto, “è convinta da tempo che solo attraverso un’assemblea, a regole condivise e composta da illustri personalità, sia possibile procedere a riforme strutturali. Vogliamo avviare un dibattito serio nel Paese, nei prossimi mesi discuteremo la nostra proposta nelle principali piazze italiane”.

Nel merito, attraverso l’istituzione di un’assemblea si darebbe mandato ai nuovi “Padri costituenti” di elaborare un testo di riforma che, una volta approvato, sarebbe sottoposto a referendum confermativo. Cento membri, si legge nel testo, eletti con sistema proporzionale tra i cittadini con almeno 25 anni di età, che restano in carica per dodici mesi prorogabili, una sola volta, di altri sei. Non saranno eleggibili, per incompatibilità, i parlamentari in carica, mentre chi farà parte dell’assemblea non potrà essere immediatamente ricandidabile alle successive elezioni politiche. Favorevole all’iniziativa il professor Guzzetta, secondo cui “questa proposta ha un valore simbolico fortissimo: significa che le riforme appartengono a tutti e che tutti vengono coinvolti eleggendo un organismo ad hoc”.

Sulla stessa linea il professor Celotto: “I metodi utilizzati finora per riformare la Costituzione non hanno funzionato”, ha ricordato, “e in generale si è sempre scelto di rimandare le riforme alla legislatura successiva. Per questo oggi probabilmente è necessario quello che in fondo è anche un atto provocatorio: istituire un’assemblea costituente”. Contrario invece il professor Ceccanti: “Quali sono le forze politiche che devono aggiornare il patto costituente? Non possono che essere quelle già presenti in Parlamento”, ha detto, “ma se affianchiamo al Parlamento un’assemblea costituente che vive a parte, con soggetti potenzialmente diversi, complichiamo il quadro”.

Sulla bontà della proposta non ha invece alcun dubbio Carlo Calenda:Pensiamo che bisogna pacificare il Paese e che lo si possa fare attraverso la costruzione di un’assemblea nazionale. Un’assemblea costituente che, eletta in modo proporzionale, riveda tutto il funzionamento delle regioni e i poteri dello Stato. Perché altrimenti le riforme non si faranno mai in questo Paese e non solo bisogna farle, ma bisogna farle insieme”. Il leader di Azione ha poi sottolineato: “Non ho mai visto questa proposta come una provocazione, l’ho sempre pensata non solo come una proposta politica a tutti gli effetti, ma come qualcosa che di fatto sarà inevitabile”.

“42 anni fa si insediò la commissione parlamentare presieduta dal liberale Aldo Bozzi per procedere ad una riforma organica della Costituzione. Missione fallita, come fallirono gli innumerevoli tentativi successivi”, ha ricordato il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini, che ha moderato il dibattito. “Dalla forma di governo al bicameralismo paritario, dalla sanità alla Pubblica amministrazione, la struttura e l’organizzazione dello Stato vanno riformate nell’interesse dei cittadini”.