Riformare l’Unione Europea per respingere le invasioni barbariche

Spinti dagli Unni, i Visigoti giunsero in Europa, facendo razzie e saccheggi, fino in Italia, compiendo il Sacco di Roma. Quelle scorrerie furono devastanti, e l’Impero Romano, già fragile al suo interno, implose poco dopo. Si sa, la Storia spesso si ripete, e oggi – nonostante la noncuranza dei più – nuove invasioni barbariche sono alle porte. Basti vedere ad Est, il conflitto in Ucraina e il presidente russo Vladimir Putin che, nonostante un milione di caduti, non dà cenni di voler fermare la sua guerra contro l’Occidente.

E ancora più ad Est, la Cina che – in barba a qualsiasi regola internazionale del commercio – con sussidi a pioggia porta avanti una concorrenza sleale alle nostre filiere produttive, sempre più dipendenti e impotenti. Ma attenzione, lo sguardo va rivolto anche a Ovest: quando si leggono le dichiarazioni sprezzanti di Elon Musk, che paragona Bruxelles al Quarto Reich e auspica lo smantellamento dell’Unione europea, non possiamo – come europei – non cogliere che sentimenti avversi trovano spazio anche dentro i nostri confini.

Allora occorre reagire. Innanzitutto, con un po’ di sano orgoglio, perché ogni critica è accettabile finché non sfocia nella prepotenza. Non solo dinanzi ai nemici, ma anche tra alleati, è fondamentale saper far valere il proprio peso. L’Ue è la seconda potenza economica del mondo e un mercato al cuore dell’economia globale; è la culla della libertà e del progresso, e possiede un know-how, dalla medicina all’agronomia, che tutti ci invidiano. Fatta tale premessa: avanti con coraggio. Henry Kissinger diceva: “Quando cerco l’Europa non so chi chiamare”. Passano gli anni e ancora la capacità decisionale europea è debole. Se davvero si vuole un’Unione forte, in grado di essere alla pari delle altre potenze mondiali, un cambio di rotta è obbligatorio.

Urgono scelte pronte, rapide: è anacronistico pensare di poter mantenere il voto all’unanimità. L’Ue, se resta in balia dei nazionalismi, non diverrà mai quel grande progetto di comunità – politica, economica, di difesa – che i Padri fondatori tracciarono. Serve capacità di incidere, e quindi una politica pragmatica che non si perda in cavilli burocratici o infinite discussioni. Mai come oggi la riforma politica dell’Europa è necessaria: superare i veti può rafforzare, e non indebolire come alcuni sostengono, il nostro sistema democratico. Per usare un’esortazione di reaganiana memoria, è tempo dell’Europa; questa volta, buttare giù il muro.