Rudi Garcia deve essere esonerato dal Napoli? No, bisogna dargli fiducia. In città nessuno ha incantato all’esordio

Nel Sì&No del giorno spazio al dibattito sportivo sull’esonero di Rudi Garcia. Giusto sollevarlo dall’incarico dopo il deludente avvio del Napoli Campione d’Italia? Diego Scarpitti sostiene le ragioni del sì; di contrario avviso Salvatore Castiglione.

Di seguito il commento di Salvatore Castiglione. 

Se cammini per i vicoli di Napoli e ti guardi intorno tutto parla ancora dello scudetto, il terzo, riportato all’ombra del Vesuvio dopo trentatré anni da una ciurma guidata dal neo C.t. della nazionale italiana Spalletti che se l’è conquistato come un bottino di guerra.

Oggi, cinque mesi dopo, non sembra esserci più traccia di quell’undici azzurro che con mesi di anticipo è diventato tricolore. Totalmente turbolento è stato l’approdo di Rudi Garcia a Napoli che ha dovuto fare i conti con un pubblico assetato di vittoria che prima della scorsa stagione era in quiescenza. Il tecnico francese ha dovuto affrontare una tifoseria -giustamente- esigente, reduce da un campionato vinto a gennaio e uno storico cammino in Europa, che però non sta tenendo presente la fine di un’era. Storica, ma finita.
Sarebbe impossibile poter proseguire quella favola che ormai è in archivio. Oltre alla difficoltà che può vivere un allenatore ad ambientarsi in una nuova città, desiderosa di vittorie e pretenziosa come Napoli, Rudi Garcia sta facendo i conti anche con un campionato che ha conosciuto per solo tre anni, sulla panchina della Roma. Motivata di certo è l’impazienza dell’ambiente che vorrebbe che la squadra non cambiasse mai la sua fisionomia, ma è anche inevitabile dare a Garcia il giusto tempo per mostrare la sua idea che, si spera non per presunzione, è difforme da quella di Spalletti. Inverosimile credere che il francese voglia ripartire da zero: a suo favore l’immagine del calcio di inizio della prima giornata di campionato quando l’undici titolare partì schierato lungo la metà campo, nella maniera “spallettiana”.

L’avvio dell’allenatore toscano sulla panchina azzurra, nel 2021, fu decisamente diverso, ma dopo otto giornate a punteggio pieno (da non dimenticare la vittoria nello scontro diretto contro la Juventus su rimonta) l’andamento della squadra allenata da Spalletti cadde a picco vertiginosamente: il pari con il Verona di Tudor fu solo l’inizio (per i veneti in gol Giovanni Simeone, attore vero del Napoli Campione). I tifosi tornarono con i piedi per terra -quando ancora lo scudetto era un miraggio- e sfiduciarono, nelle solite chiacchiere da bar, Spalletti. Come ora con Garcia.
La differenza sostanziale tra due momenti di smarrimento così simili era segnata -oltre che dal fatto che gli azzurri non difendevano il titolo di Campioni d’Italia- dalla decisa linea del Presidente De Laurentiis che non ha mai concesso troppo spazio alle protese dei suoi tifosi.

Più titubante ed insicuro appare -ai microfoni- in questo caso De Laurentiis. È già alla ricerca di una guida più adatta o ripone fiducia nel tecnico francese che era riuscito, prima della triste sconfitta con la Fiorentina, a schierare un Napoli efficace contro Udinese, Lecce e Real Madrid? Qual è il volto del nuovo Napoli? Inerme, spaccato e guasto come con la Fiorentina oppure dinamico, convincente e persuasivo come sta cominciando a dimostrare nelle partite precedenti?

Non c’è una vera risposta, ma dare fiducia a Garcia sarebbe un atto di coraggio e può essere anche l’unica arma per difendersi da un momento di crisi profonda in cui non sembrano esserci all’orizzonte possibilità intriganti, soprattutto dopo la risposta secca di Antonio Conte che poteva suscitare curiosità considerato anche il suo passato vincente (al Tottenham più che alla Juventus).

Chi ha vinto o sfiorato il successo, a Napoli, non ha mai incantato per i suoi esordi: non l’ha fatto Carlo Ancelotti, ma nemmeno Maurizio Sarri che, venuto dall’Empoli, squadra di metà classifica, per conquistare davvero i cuori azzurri ha dovuto affrontare e smentire molte voci che gli davano dell’inesperto.

E se anche il vento non sembra essere così favorevole, De Laurentiis, soprattutto dopo aver lanciato il messaggio che recitava “Napoli riparte da Bologna. Bravi tutti.”, dopo una partita piatta e seccante -eccezion fatta per il rigore fallito da Osimhen-, come quella del Dall’Ara, dovrebbe rassicurare con responsabilità i tifosi del Maradona delle sue scelte.