Salmoni vs Sardine, i giovani liberali: “Non è così che si cambia la politica”

A voler restare nel neonato campo ittico della politica li potremmo definire dei “salmoni”. Sono i tanti giovani liberali che continuano a risalire la corrente avversa del pensiero italico, in uno dei Paesi più statalisti d’Europa.
Oggi in particolare, sia pure con rispetto, ci tengono a marcare le distanze dai loro coetanei che, al contrario, scelgono di inscatolarsi nel contenitore polimorfo che è il neonato movimento delle “sardine” alle prese con la prova del fuoco che è stata riempire piazza San Giovanni a Roma.

Se tuttavia sull’identità delle “sardine” si è capito fin qui ben poco, i giovani “salmoni” hanno le idee chiare: parlano di libertà economiche e civili, individualismo, talora feroce, meritocrazia. Hanno un pensiero di riferimento e delle soluzioni. Quello che manca – ma anche questa è tradizione – è un partito o un movimento di riferimento nell’agone politico.

Non ha dubbi Elisa Serafini, 31 anni, consulente e reporter economica, già alle spalle una esperienza turbolenta da assessora nella attuale giunta comunale di Genova. Per lei essere liberale vuol dire “essere in una minoranza tra minoranze, con la differenza che essere giovani non è una scelta, ma una condizione. La nostra classe politica – argomenta – a parte rarissime parentesi, non ha mai pensato alle future generazioni e oggi ci ritroviamo a contare e subire i danni come le baby pensioni, Quota 100 o proprio il ritardo nelle liberalizzazioni, figli di politiche scellerate”.

Romilda Salvati, 25 anni, romana e coordinatrice di Istituto Liberale Lazio, addetta comunicazione del Fine Gael, partito liberalconservatore irlandese, nella contea di Kildare conferma: “Siamo come kamikaze. In Italia c’è la tassazione sul lavoro più alta d’Europa: 200mila leggi, enti ereditati addirittura dal corporativismo anni ’20… Potrei essere tante cose, da mamma, da cattolica, da filosofa o da donna, ma è la situazione concreta in cui vivi che ti fa porre le priorità: lo stato italiano va alleggerito”.

Tutto ciò, sintetizza Gianmarco Cimorelli, molisano, studente 22enne di giurisprudenza “significa non stare né con la sinistra che chiede più tasse e garanzie ridotte né con la destra che insegue altrettanto il populismo giudiziario, è reazionaria sui diritti quanto interventista in economia”.

Giudizio comune tra questi ragazzi è che le “sardine” siano tutto sommato ancora oggetti non identificati, incomprensibili anche se sono altrettanto “incomprese, specie nell’Italia di oggi, le idee liberali”. Così la pensa il 19enne Renato Dalla Zuanna, studente della facoltà di Giurisprudenza italiana a Innsbruck, impegnato politicamente nella sua Merano. “Il primo compito di un giovane in questa area – spiega – deve essere proprio quello di ricreare una cultura liberale e ciò deve essere fatto nel modo più innovativo possibile”. “Le ‘sardine’ nascono per essere contro qualcuno o qualcosa, a me è sempre piaciuto di più essere propositivo e portatore di nuove idee. Nel mio caso specifico quelle liberali”.

Mette altro sale nella minestra Leonardo Martini, 18enne livornese, all’ultimo anno di liceo classico e già presidente del Quartiere di Salivoli a Piombino, berlusconiano anche nel look che riserva ai suoi video social, rigorosamente in giacca e cravatta: ”Essere giovani liberali nell’Italia di oggi significa proteggere e preservare i valori della libertà e della democrazia dai rischi di derive estremiste” e assieme “difendere e credere nell’Unione Europea. La differenza tra noi e le ‘sardine’ è sostanzialmente una: loro nascono contro qualcosa, noi invece vogliamo costruire qualcosa ovvero un’Italia più libera, più giusta, più solidale”.

Siamo come il giorno e la notte. Noi crediamo che i giovani siano il futuro di questo paese e rispettiamo gli avversari. Le ‘sardine’ no” sentenzia Anna Adamo, azzurra 23enne di Salerno, attivista per la difesa dei diritti delle persone diversamente abili.

Diego Peraino, assistente di volo 32enne di Civitavecchia, impegnato in Forza Italia Giovani paragona le sardine “ai vecchi girotondi” (le piazze convocate nel 2002 dal regista Nanni Moretti ndr). “Non hanno un reale programma, né una visione amministrativa: il loro unico comune denominatore è l’odio verso Matteo Salvini e, in generale, un forte antagonismo verso tutto il centrodestra. Mi ha molto colpito un passaggio del ‘manifesto’ delle sardine, in cui si legge: non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare. È un’affermazione grave, illiberale e antidemocratica. Il periodo storico in cui viviamo è complesso e il liberalismo sembra non riesca a trovare le parole giuste per farsi capire”.

Lo Stato non deve comportarsi come un padre-padrone, ma garantire a tutti eguali condizioni di partenza: al traguardo – conclude – arriverà chi dimostrerà di avere più capacità”. Il derby tra sardine e salmoni, insomma, è tutto da giocare. Entrambe le parti sanno, senza ipocrisie, che l’abilità maggiore da sfoderare in principio sarà proprio quella di non farsi mangiare dai famelici gatti sovranisti. A sentirli parlare la partita lascia ben sperare. Sarà importante ora trovare anche il pubblico giusto (soprattutto per i liberali) che possa fare da “servizio di sicurezza” all’entrata. L’impresa non è da poco ma l’anagrafe depone dalla loro. Vale la pena… lasciarli fare.