Era davanti al monitor, come da mesi a questa parte, per seguire le lezioni in didattica a distanza. Ultima ora del mercoledì, intorno alle 2 del pomeriggio, momento dell’interrogazione di storia. Ma Simone Mantovani, 20 anni compiuti lo scorso 8 marzo, studente dell’istituto alberghiero Paolo Frisi di Milano, si è trovato di fronte a un imprevisto proprio sul più bello.
La sua vicina di casa – riporta il Corriere della Sera – ha suonato alla sua porta di casa, in un complesso popolare in zona San Siro a Milano, con in braccio il suo nipotino di tre anni che stava soffocando. Disperata, la donna ha chiesto aiuto a Simone, che ha reagito prontamente praticando la manovra di Heimlich e salvando il piccolo. “Passo molto tempo sui social — ha raccontato lo studente — e una volta ho visto un video in cui dei ragazzi praticavano questa manovra per soccorrere chi sta soffocando, allora ho preso il piccolo, che conosco benissimo, l’ho visto praticamente nascere, e l’ho fatta su di lui”.
Quando è arrivato alla sua porta, la situazione del bambino era già grave: “Era blu in faccia, aveva un po’ di schiuma alla bocca. Aveva qualcosa che gli ostruiva le vie respiratorie. Un giochino di plastica, una pallina, ho scoperto dopo”. Oggetto che è stato ingoiato dal bambino. “Ovviamente ho chiamato subito il pronto soccorso”, prosegue Simone. “Aveva gli occhi sgranati, era rimasto in apnea senza ossigeno”. Fondamentale il contributo dei medici del 118: “Mi hanno guidato al telefono. Mi domandavano in che condizioni fosse, mi hanno detto di alzargli le braccia, di metterlo seduto, sono stati fantastici: il tempo di portarlo giù in strada, e sentivo già le sirene delle ambulanze”.
A bordo del mezzo Simone è rimasto con il piccolo per assicurarsi che stesse bene. “Fortunatamente aveva ripreso a respirare, piangeva, ma stava meglio, quelli dell’ambulanza mi hanno riempito di complimenti”.
Una volta rientrato l’allarme, ha dovuto spiegare ai professori la sua vicenda per giustificare la sua assenza dall’interrogazione: “All’inizio i prof non mi credevano”, scherza. Ma adesso la sua scuola ha deciso di premiarlo: “Ne parleremo al consiglio docenti, Simone è un bravo ragazzo, alla fine del suo racconto ci siamo commossi tutti, lui compreso”, dice la professoressa Elena Scomazzoni. “La nostra è una scuola di periferia, un ambiente non facile – prosegue – ma i ragazzi ci danno soddisfazioni enormi, che ci ripagano di tutti i nostri sacrifici”.
