Giorgia vola a Washington e si porta dietro una corona con qualche rosa e tante spine visto che molti dei suoi “santi” le stanno voltando le spalle. L’oceano nel mezzo, il fascino e il prestigio della Casa Bianca aiuteranno a cogliere le prime e mettere da parte le seconde. Che però presenteranno il conto al rientro. Sperando nella tregua delle ferie estive.
Chi più e chi meno. Non c’è dubbio che la ministra Santanchè, il ministro Sangiuliano e l’amico Santiago (Abascal, il leader di Vox) senza tacere di altri dossier come Pnrr, immigrazione e Lega, abbiano cessato di essere “santi” e angeli custodi e siano diventati zavorre con cui dover fare i conti più prima che poi.
Stamani la ministra Santanchè affronterà il voto di sfiducia (Senato, ore 10) sulla base della mozione presentata dai 5 Stelle. “Sfiducia al ministro del turismo, senatrice Daniela Garnero Santanchè” e impegno “a rassegnare le proprie dimissioni perché dalla sua attività imprenditoriale emergono condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un ministro” e che “pregiudicano anche l’attività del governo”. Non ci saranno sorprese. La ministra è blindata. Ma a tanti, tra i banchi della maggioranza, oggi costerà salvarla. Perché sanno, a cominciare da Meloni, che il dossier Santanchè è foriero di grane. Anche per la stabilità della maggioranza visto il filo rosso che unisce la ministra e il fondatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa (che ha i suoi guai familiari ma adesso qui non c’entrano).
Il problema sono le inchieste e i sospetti sull’operato e sulle condotte dell’imprenditrice poi diventata ministra. E qui non si tratta di essere garantisti, non c’entra quando è stato notificato l’avviso di garanzia, se l’ha saputo prima la stampa o se i suoi avvocati hanno fatto finta di nulla pur di non sapere. C’entrano, appunto, le condotte e il profilo della manager del network Visiblia e della Ki Group. All’ipotesi di falso va aggiunta quella per bancarotta (due milioni il debito con il fisco; l’Agenzia delle entrate sta valutando il piano di rientro), per aggiotaggio (ruolo e natura del Fondo Negma con sede negli Emirati) e, ultima arrivata in queste ore, l’ipotesi della truffa, aver cioè approfittato della Commissione d’inchiesta sul Covid pur tenendo le persone a lavorare. La ministra saprà dimostrare le bontà delle proprie condotte. Ma qual è l’opportunità politica di continuare ad affidarle il ministero da cui dipende il 13% del pil italiano? Un ministro azzoppato rischia di indebolire tutta la squadra. 
Poi c’è l’amico Santiago, il leader dell’ultra destra spagnola che Giorgia si coltiva da anni immaginando insieme un futuro vincente a Bruxelles. Un’Europa a modo loro, finalmente. Percorsi gemelli quelli di Giorgia e Santiago: lei nel 2012 lascia la Casa delle libertà e fonda Fratelli d’Italia; Abascal, due anni dopo, lascia il Partito Popolare e fonda Vox. In questi anni di sono sostenuti da vicino e da lontano e lei ha mostrato il suo vero volto quando è stata chiamata sul loro palco in trasferta. Solo che lei ce l’ha fatta. Lui l’altra sera ha perso, umiliato rispetto alle attese e ai sondaggi, e addio per sempre al progetto di una maggioranza in Spagna con il Partito popolare e con il Ppe in Europa. Addio, soprattutto, all’idea che il populismo di destra – così come di sinistra – possano avere una seria prospettiva politica. Giorgia e Santiago si sono sentiti domenica sera. Lei ha promesso di non mollarlo. Ma dove andranno adesso i due leader? È una storia con molte variabili e tutta da scrivere. E questo non era previsto.
Torniamo in casa. Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura, fedelissimo di Meloni, da sempre un giornalista di riferimento. Qui la faccenda è assai meno grave nei contenuti ma rasenta il ridicolo. Perché il ministro è un gaffeur nato. Inesperienza? Può darsi. Dunque peccati veniali. Che però cominciano ad essere tanti. L’ultimo è di ieri mattina. “La mostra da noi inaugurata agli Uffizi lo scorso 15 giugno insieme al presidente del Senato Ignazio La Russa supera il traguardo dei 300mila visitatori”, ha detto ieri. Peccato che la mostra non abbia una biglietteria separata e sia compresa nel percorso degli Uffizi. Dunque i 300mila sono i visitatori della Galleria. Non della mostra. Nel curriculum di Sangiuliano c’erano già i libri premiati, e quindi selezionati, allo Strega e che però non aveva letto. C’è stata “l’urgenza di avere fiction che non parlino alla sinistra”, ad esempio dedicate a Fallaci e a Montanelli. Peccato che Rai Fiction abbia già dedicato ad entrambi due miniserie tv. Per non parlare del treno diretto Roma-Pompei: prima una volta al mese, ora una volta a settimana.
Tutte sciocchezze, di per sé. Ma se il web comincia a metterle insieme e fa circolare i Meme del ministro che gestisce il patrimonio culturale tra i più importanti al mondo, anche questo è un problema. Come lo sono Matteo Salvini e la Lega. Con Meloni sono continue dichiarazioni di pace, amore e lealtà. Ma il leader della Lega annusa l’aria e le difficoltà della premier sul piano interno. E se lei parla quasi soltanto di Piano Mattei per l’Africa, lui ha presentato, davanti ad una platea di industriali e addetti ai lavori, un mega slide show sull’Italia che sarà da qui al 2032: strade, ferrovie, edilizia pubblica di qualità, sicurezza e risparmio idrico contro la siccità, il futuro di grandi città come Milano e Roma. E poi il Ponte sullo Stretto. Infrastrutture, posti di lavoro, pil. Cose di cui la premier non parla da settimane. Forse mesi.
