Nel suo libro l’ex presidente Nicolas Sarkozy rievoca un fatto, ovvero quando lui e la cancelliera tedesca Angela Merkel chiesero a Silvio Berlusconi, premier italiano, di dimettersi. Parliamo del novembre 2011 quando sull’Italia pende una tempesta finanziaria e la richiesta della Bce di procedere a riforme lacrime e sangue per spegnere lo spread schizzato in alto spintaneamente più che spontaneamente. Non voglio rievocare il merito di quella vicenda, compresa la mancata concessione a Berlusconi dell’utilizzo del decreto per dare corso alla lettera delle Bce. Facoltà a lui negata e solo pochi mesi dopo concessa a Mario Monti, il suo successore.
A che titolo Francia e Germania decidono che devono loro salvare la nostra economia? Perché si sostituivano all’Europa e ai suoi organismi politici e si permettevano di pretendere le dimissioni di un premier eletto dagli italiani? A che titolo un premier straniero decreta che gli interessi sul debito pubblico italiano, assai più basso di quello odierno peraltro, fossero divenuti insostenibili? Ecco quando si diffonde l’idea, che tanti danni ha fatto e tanti rischia di farne, che l’Europa anziché madre sia matrigna, lo si deve anche a ingerenze come questa. A ruoli esercitati informalmente che scavalcano quelli formali e maleodorano di prepotenza.
Fossi in Sarkozy ripercorrerei nel prossimo libro la folle sciocchezza, interessata anche quella, del sostegno alle primavere arabe che hanno aperto un rubinetto da cui sono per anni sgorgati migranti disperati, che era impossibile integrare o anche solo gestire. Lascerei stare Berlusconi di cui nel libro cita la grande carriera politica che Sarkozy, paraltro, non ha mai avuto.
