"Non sono nemici da spremere e screditare"
Schifone: “Il governo sta con i professionisti, con questo esecutivo e questa maggioranza mai più lavoratori di serie A e di serie B”
La deputata di FdI rivendica lo storico riordino delle professioni, a partire da quelle sanitarie: “È l’ammodernamento più imponente della storia della Repubblica, spinge l’occupazione”
Innovazioni legislative, maggiori tutele e spinta al mondo dell’occupazione. La deputata Marta Schifone, capogruppo in commissione Lavoro e responsabile Professioni di Fratelli d’Italia, rivendica con orgoglio il riordino delle professioni.
L’ha definita una «giornata storica». Perché il pacchetto di norme sul riordino delle professioni è così strategico?
«È stato varato un pacchetto di norme che punta al rilancio complessivo e organico di questo mondo. Investendo su ogni professione del comparto. Da quelle sanitarie alle professioni giuridico-amministrative fino a quelle tecniche. Erano anni che si attendevano un ammodernamento e una riarmonizzazione dell’ordinamento per quello che ritengo essere, senza paura di essere smentita, il riordino più imponente della storia della Repubblica per i professionisti italiani».
Anche perché c’è un cambio di approccio: le professioni, spesso demonizzate, ora sono riconosciute come risorse da valorizzare…
«È stato evidente in questi anni l’approccio ideologico della sinistra, che da sempre considera i professionisti come figli di un dio minore, dei privilegiati da trattare come nemici, da spremere all’occorrenza. Un comparto virtuoso, una realtà economica che però è stata sempre sottostimata, poco considerata, mortificata; come dimenticare i tentativi di liberalizzazione selvaggia a partire dal 2006, le famose lenzuolate di Bersani, fino all’abolizione delle tariffe?».
Però i tempi per varare le nuove regole sono stretti. C’è il rischio di non centrare l’obiettivo prima della fine della legislatura?
«I tempi parlamentari possono variare, avere delle accelerazioni e dei rallentamenti a causa di motivi contingenti. Ma posso garantirle che c’è tutta la volontà politica e l’impegno per approvare in via definitiva questi provvedimenti storici».
Cosa cambia grazie all’equo compenso in favore del professionista? In linea generale, il nuovo modello sociale può dare ulteriore spinta al mercato del lavoro?
«Una battaglia storica che Fratelli d’Italia ha portato dai banchi dell’opposizione all’approvazione in maggioranza. Una legge a prima firma Giorgia Meloni che restituisce dignità, giustizia e perequazione ai tanti professionisti – parlo di più di 2 milioni e mezzo di iscritti agli ordini professionali oltre ai professionisti associativi – ai quali sono state imposte per troppo tempo condizioni economicamente inique dai cosiddetti “contraenti forti” e che, pur di lavorare, hanno sempre accettato compromessi al ribasso in tema di onorari. In un mondo in cui le sinistre si stracciano le vesti sul salario minimo, strumento peggiorativo e di propaganda per il lavoro povero, il governo Meloni lavora per l’equità e la giusta retribuzione, per tutti i lavoratori. Con questo esecutivo e questa maggioranza mai più lavoratori di serie A e di serie B».
Azione sostiene che lo scudo penale per i medici «è una bandierina buona per la propaganda senza effetti concreti»…
«Sì, altra promessa mantenuta. Anche per evitare ulteriori proroghe della normativa vigente. Preferiamo, però, chiamarla con il suo nome, ovvero “modifica della responsabilità professionale”; la definizione “scudo penale” dà un’accezione di impunità, che non corrisponde alla realtà. La misura limita la punibilità dei medici ai soli casi di colpa grave. Affronta un fenomeno che, senza più ipocrisia, era diventato una realtà consolidata del nostro sistema sanitario. Negli ultimi anni abbiamo assistito al rischio di una progressiva compromissione del rapporto medico-paziente. Da un lato, un aumento significativo del contenzioso, con una crescita del 65% delle richieste di risarcimento e delle cosiddette “cause temerarie”. Dall’altro lato, la tendenza di alcuni medici verso la crescente applicazione della medicina difensiva. Il rischio concreto è che il medico, in determinate circostanze, non riesca più ad attenersi al criterio essenziale del bene del paziente, concentrandosi, invece, principalmente sulla minimizzazione del rischio legale. Ciò comporta un carico non indifferente sul Sistema sanitario nazionale: si stima, infatti, che i costi sulle casse dello Stato ammontino a circa 10 miliardi di euro. Un intervento necessario per riequilibrare un sistema che rischiava di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria e la sostenibilità economica del servizio pubblico, e che consente di operare in condizioni di maggiore serenità».
Invece che novità dobbiamo aspettarci per i dottori commercialisti e gli esperti contabili?
«Si è avviato l’iter della riforma sull’ordinamento e sulla legge professionale. Mi preme ricordare però, sempre nel solco dell’impegno verso questi professionisti, la modifica della responsabilità dei collegi sindacali. Un intervento con il quale abbiamo voluto porre fine al rischio patrimoniale e reputazionale che ha indotto molti professionisti qualificati a rinunciare agli incarichi sindacali, drenando competenze preziose dagli assetti di governance».
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