Il 9 dicembre 2022 i deputati Mollicone (FdI), Sasso (Lega) e Dalla Chiesa (Forza Italia) presentavano un emendamento in legge di bilancio per abrogare 18app, il bonus cultura per i giovani voluto dal governo Renzi. Tale decisione venne assunta contestualmente alla volontà espressa dal governo di sostituirlo con una nuova “carta cultura” al fine di contrastare lo “snaturamento delle finalità dell’applicazione, che viene largamente utilizzata per l’acquisto dei libri di testo”.
Tuttavia, pur riconoscendo il problema reale dell’aumento continuo del costo di libri e materiale scolastico a carico delle famiglie, non è stata fino ad oggi individuata nessuna possibilità alternativa di sostegno economico. In merito Federconsumatori ha infatti stimato un aumento delle spese sul 2022 del 10% a studente, confermando i dati Istat che riportano un trend in costante crescita già dal 2019. Quindi appare un paradosso il fatto che il governo abbia tolto quella che era e poteva ancora essere una risposta concreta ad uno dei rincari che pesano maggiormente sulle voci di spesa di studenti e famiglie.
Un’indagine condotta da Adoc ed Eures a Milano, Roma e Napoli ha rilevato che per l’acquisto dei libri scolastici la spesa ammonta a 322 euro a figlio per le scuole secondarie di primo grado e invece sale a 501 euro per le scuole secondarie di secondo grado. Da questi dati, come rilevato sempre dalla stessa indagine, si evince che la spesa per i libri scolastici incide su almeno un terzo del salario di un lavoratore del ceto medio.
Altro paradosso evidente è quello per cui il governo, piuttosto che correre il “rischio” di un uso della 18app per l’acquisto dei libri scolastici e non di biglietti per cinema, teatri, concerti, eventi culturali, musei, corsi di teatro, musica, ha cancellato i 230 milioni di stanziamenti previsti per il 2023 e li ha redistribuiti – tra gli altri – al fondo pensioni per i lavoratori dello spettacolo, alle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi e, scandalosamente, anche ai presidenti delle società di calcio di serie A.
L’abrogazione della 18app è avvenuta senza alcuna valutazione in merito a ciò che i dati nella loro concretezza testimoniavano circa l’effettivo uso che ne facevano i neo-diciottenni: 98 ragazzi su 100 utilizzavano questa card per leggere un libro, andare a teatro, ascoltare musica. Inoltre chi nella maggioranza ha fortemente sostenuto la scelta di interrompere l’erogazione del bonus cultura accusando i giovani di farne uso scorretto o fraudolento viene smentito anche in questo caso: le indagini della Guardia di finanza nel corso degli ultimi cinque anni hanno evidenziato che rientrano in questa casistica meno del 2% dei casi.
In ultimo ricordiamo che, a partire dal 2024, tutti i ragazzi nati, come il sottoscritto, nell’anno 2005, non potranno più beneficiare della 18app ma – se di famiglia con basso reddito o particolarmente eccellenti nello studio – avranno diritto alla Carta cultura e alla Carta del merito.
Sebbene sia chiaro e comprensibile l’intento del governo Meloni di attivarsi con azioni mirate di sostegno economico nei confronti di chi risulta più in difficoltà o particolarmente meritevole dal punto di vista scolastico, risulta altrettanto chiaro e comprensibile che l’iniziativa del bonus 18app era anche finalizzata al promuovere in modo diffuso e non settoriale il valore della cultura nei giovani. Anche perché, come ricordava il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento “l’Italia è, per antonomasia, il paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi. La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana”.
