Scuola dell’obbligo. Un’espressione chiara che risulta utile nel mondo legislativo, ma che purtroppo spiega troppo spesso come viene percepita dagli studenti l’istruzione fino all’età di sedici anni. Ogni volta in cui un alunno percepisce la scuola come un obbligo, lo Stato fallisce. Fallisce nel far capire ai giovani che cultura significa libertà significa prendere scelte consapevoli, significa emancipazione, significa prendere in mano la propria vita e farla andare nella direzione che vorremmo. Matteo Renzi a Meritare L’Europa ha ripreso il toccante discorso fatto dal Presidente Mattarella al Meeting di Rimini sull’immigrazione, in cui viene ricordato il ragazzino morto naufrago nel Canale di Sicilia nell’anno 2015: cucita all’interno della giacca che indossava si trovò la sua pagella. Questa giovane vittima del mare, nonostante provenisse da una realtà difficile, è riuscita a capire meglio di tanti altri l’importanza dell’istruzione.
In un Paese che ha a cuore il proprio futuro, dunque i propri giovani, ben venga l’estensione dell’obbligo scolastico fino ai diciotto anni; ben venga l’invio degli insegnanti più qualificati nelle aree d’Italia che vantano, si fa per dire, dei dati sull’istruzione più preoccupanti. Inoltre, sarebbe utile l’estensione del pacchetto culturale trasversale di tutte le scuole secondarie di secondo grado. Vorrei che un film di Pasolini venisse affrontato anche al di fuori dei licei artistici, che le basi di economia, di diritto, di informatica e di psicologia venissero affrontate in tutte le scuole, non solo in quelle che contengono specificamente queste materie. Le competenze pratiche che vertono all’inserimento lavorativo devono poggiare su solide basi che permettano di affrontare il mondo, anche quello del lavoro, in maniera sicura, consapevole e incisiva. Concludendo, attraverso la cultura si porta avanti una lotta sistematica, molto più efficace dei continui aumenti di pena e della continua creazione di nuovi reati.
