Scuole paritarie, un servizio al Paese

La scuola paritaria italiana è una realtà variegata e, per taluni aspetti, complessa. Essa comprende infatti le scuole gestite dalle Congregazioni religiose con carisma educativo, i Collegi arcivescovili dipendenti dalle singole Diocesi, le cosiddette scuole di ispirazione cristiana che spesso, non sempre, sono collegate ai movimenti ecclesiali (Comunione e Liberazione e Opus Dei per fare due esempi), infine scuole aperte da singoli. Queste sono, in sostanza, quelle che potrebbero essere definite le macrocategorie della scuola pubblica paritaria. A motivo del mancato riconoscimento della libertà di scelta educativa, le scuole paritarie devono inevitabilmente chiedere ai genitori degli studenti che le frequentano il pagamento di una retta. Su questo fronte esistono realtà che chiedono rette inferiori – o comunque non superiori – a quello che è il Costo Medio Studente, così come definito annualmente con apposita circolare del Ministero, per non dividere in due la società, a condizione della sostenibilità dell’opera, e realtà, anche all’interno della scuola cattolica, che chiedono rette di gran lunga superiori il Costo Medio Studente. Si tratta di scelte. Ognuno se ne assumerà le conseguenze. Economicamente e moralmente. Una ulteriore sottolineatura a correzione di un fraintendimento comune.

Certamente buona parte della scuola pubblica paritaria italiana è rappresentata dalla scuola cattolica. Spesso le critiche alla scuola paritaria cattolica nascono dall’errore di intendere cattolico come confessionale che è cosa assolutamente errata. Certamente la scuola cattolica ha una propria identità che si basa su una precisa visione dell’uomo e del mondo ma ciò non impedisce che essa sia aperta a chiunque, a patto dell’accettazione dell’offerta formativa. Del resto la scuola salesiana del Cairo è frequentata da studenti musulmani e in Francia le scuole cattoliche sono accessibili a tutti, gratuitamente, avendo la Francia garantito ai genitori il diritto alla libertà di scelta educativa.

Così non avviene a casa nostra. E la mancata garanzia del diritto genera, come sempre avviene, in tutti gli ambiti, situazioni eterogenee, alcune delle quali fuori dalla legalità. Mi riferisco alla realtà di quelle scuole pubbliche paritarie che sono tali solo sulla carta ma che in realtà sono diplomifici, quelle verso le quali si indirizza il turismo del diploma, realtà che vanno individuate e fatte chiudere.

A monte del discorso, però, occorre capire il valore della scuola paritaria. Ci dobbiamo chiedere: perché è giusto che il settore istruzione non sia unicamente nelle mani dello Stato? La risposta è semplice: perché lo Stato che indossa le vesti di unico gestore del servizio di istruzione è lo stato totalitario, ossia quello che vuole indirizzare le menti dei suoi cittadini più giovani, cittadini adulti del domani. Allora affermare il diritto alla libertà di scelta educativa vuol dire che le scuole tutte potrebbero elaborare molteplici progetti educativi da proporre a famiglie, docenti e studenti: una simile libertà porterebbe ad un aumento della qualità dell’offerta formativa, frutto anche di un confronto costruttivo tra docenti, studenti e famiglie. E sarebbe un’offerta formativa accessibile a tutti, senza alcuna discriminazione economica. Non è un caso che in quelle regioni dove sono state avviate politiche di sostegno alla libertà di scelta educativa, gli standard di apprendimento degli studenti – così come ci dicono i dati INVALSI – siano superiori alla media nazionale e siano in linea con gli standard europei.