Se diciamo no al Mes finiamo come la Grecia con la Troika

2- Vengo ora alla proposta Del Rio (capogruppo Pd alla Camera) per un “contributo di solidarietà a carico dei cittadini con reddito superiore a 80.000 euro, che inciderà sulla parte eccedente di tale soglia… Il contributo sarebbe del 4% oltre 80.000 €, del 5% oltre 100.000, del 6% oltre 300.000, del 7% oltre 500.000,dell’8% oltre il milione di euro”. Naturalmente, condivido la finalità della proposta: aiutare le persone “che non ce la fanno”, perché già versavano in situazione di povertà e hanno visto le loro condizioni aggravate dalla pandemia. Lo strumento, tuttavia, tradisce la finalità. Vediamo rapidamente perché. Anche in questo caso, lo Stato -per lenire il disagio e le difficoltà dei più deboli- dovrà indebitarsi ulteriormente. Per questa finalità ha realizzato, molto di recente (2018, Governo gialloverde) un intervento - il Reddito di Cittadinanza-, che ha accresciuto la spesa corrente e l’indebitamento in modo molto significativo. Evidentemente, si ammette che questa marea di soldi sia servita a poco… Convengo comunque che - recuperando il protagonismo dei Comuni, assurdamente estromessi dalla gestione del RdC- si dovrà spendere ancora di più, nei prossimi mesi, per la gestione della crisi coronavirus. Facendo altro deficit e aggravando il rapporto debito/Pil. Chi lo garantisce e chi lo finanzia, questo debito? Da che mondo è mondo, a garanzia del debito pubblico sta la capacità degli Stati di imporre tasse. Se i risparmiatori dovessero sospettare che lo Stato, per qualche ragione, possa perdere, in tutto o in parte, questa capacità, pretenderebbero di essere remunerati per un rischio percepito in rialzo (tassi di interesse più elevati). Col nostro debito pubblico, sarebbe un grosso guaio. La pressione fiscale, in Italia, è relativamente elevata. Ma, in particolare, chi fornisce la grandissima parte del gettito Irpef, l’imposta sovrana del nostro sistema fiscale? I dati parlano da soli: il 12,28% degli italiani paga quasi il 60% di tutto il gettito Irpef, mentre il 46% ne paga solo il 2,62%. Cui si aggiunge un altro 14% che paga un Irpef inferiore alla spesa sanitaria pro capite. Se ne deduce che la proposta Del Rio, se venisse attuata, esaspererebbe ulteriormente questo evidente squilibrio, esponendoci a seri rischi di rottura della coesione sociale, in un momento di grandissima preoccupazione sul futuro dell’economia e della società nel suo complesso. In secondo luogo, in presenza di un ciclo negativo che ci introduce a una nuova, drammatica recessione, la proposta Del Rio ha un effetto prociclico. Non è certo un caso che, in tutto il mondo, i Governi stiano indebitandosi per mettere dei soldi in tasca ai cittadini, al fine di impedire un’eccessiva caduta della domanda. Sommandosi al collasso dell’offerta, una caduta troppo pesante della domanda potrebbe trasformare la già certa recessione in depressione di lunga durata. Introdurre una nuova tassa, in questo contesto, è un’idea che non è venuta a nessun altro, perché non è una buona idea. Infine, c’è una ragione politica che depone contro la proposta Del Rio: al netto della propaganda - tra l’altro meno efficace di quanto fosse nel recentissimo passato - il leader del centrodestra Salvini è in forte difficoltà: l’intervento dell’Europa c’è e si vedrà sempre di più. E la sua proposta - emettere “da soli” titoli di debito per soli italiani- o è l’idea di un prestito forzoso (un altro nome di una patrimoniale) o è una farneticazione. Non sono convinto che fornirgli il pretesto per urlare contro la “sinistra delle tasse” giovi all’Italia e al Pd.