Sfida Cina-Usa: come Sparta in ascesa e Atene in declino

Le caravelle che nel 1492 navigarono verso le Indie con Colombo alla testa, le ricordo: Nina, Pinta e Santa Maria, erano lunghe tra i 21 e i 23 metri, appena tre volte la porta di un campo di calcio. A bordo vi era di tutto, dai viveri ai cavalli, dalle armi agli strumenti per orientare la navigazione, naturalmente i marinai con i loro ufficiali.

In quegli stessi anni, la nave ammiraglia di Zheng He, il navigatore più famoso nella storia della Cina, misurava 120 metri, era dotata di ben altri mezzi scientifici ed era in grado di affrontare gli oceani con sicurezza superiore alle navi spagnole o portoghesi. Eppure furono gli europei a conquistare il mondo. Perché? La verità è che la mentalità cinese era lontana dalla visione imperiale di cui si nutrivano le nazioni mediterranee. Un esempio da non prendere in considerazione nel terzo millennio.

Le cose cambiano con le stagioni. La Cina, infatti, ha tutte le caratteristiche di un impero. Organizzazione, capacità di offendere e di difendersi (5% del Pi impegnato in spese militari, la flotta cinese è più numerosa di quella statunitense), potenza economica, influenza esercitata in diversi paesi di più continenti, addirittura può vantare un suo canone della conoscenza riconosciuto oltre i confini.

C’è dell’altro. La Cina vanta unitarietà linguistica, culturale, religiosa e un forte patriottismo, tutti fattori che favoriscono una marcata coesione nazionale. Finché la Cina aveva una stretta interdipendenza economica con gli Stati Uniti era in difficoltà a promuovere un modello alternativo. Oggi non è più così.

Il primo obiettivo che il governo cinese si è posto è sostituire la supremazia del dollaro, e infatti, nelle nazioni sotto la sua influenza, lo Yuan ha già sostituito la moneta americana nelle transazioni.

Il secondo obiettivo è affermare la sua supremazia sugli stretti del Mar Cinese meridionale, decisivi per il controllo delle rotte commerciali. La sfida tra Cina e USA somiglia allo scontro tra Atene declinante e Sparta in ascesa (oppure tra l’Inghilterra in declino e la Germania del primo novecento in ascesa). Per questo è stato coniato il detto: ‘Trappola di Tucidide’, proprio per ricordare ai moderni un pezzo decisivo di storia che potrebbe ripetersi.

Si tratta di uno scontro tra ‘Stati civiltà’: un sistema a guida centralizzata e un sistema più libero, democratico. ‘È la fine del mondo come l’abbiamo conosciuto’ – recita una canzone dei REM. Il problema è che l’Unione Europea, nella sfida del nuovo millennio, non c’è come potrebbe esserci.