Si accascia mentre testimonia in Tribunale, così è morto il preside Benito Capossela

Il caso ha sconvolto tutti quelli che frequentano il Palazzo di Giustizia di Napoli. Aula 219. Ore 13,55. Benito Capossela, 60 anni, preside del liceo “Pitagora-B.Croce” di Torre Annunziata sale sul banco dei testimoni. E’ il momento della sua testimonianza nel processo che lo vede parte lesa per una diffamazione subita a mezzo stampa, o meglio a mezzo social. L’uomo accusa un malore, perde i sensi, si accascia sulla sedia. Vengono allertati i soccorsi. Uno dei due medici di presidio all’interno del Tribunale corre a prestare i primi soccorsi in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Pratica la manovra di massaggio cardiaco. Non può interromperla. Non si ferma. Nel frattempo il collega recupera il defibrillatore e lo porta al secondo piano dove c’è l’aula 219.

In una disperata corsa contro il tempo e contro il destino si cerca anche di utilizzare il macchinario per tenere in vita il sessantenne. Purtroppo per l’uomo non c’è nulla da fare. I medici insistono con le manovre di primo soccorso per trenta minuti. «Siamo andati oltre il tempo dei venti minuti previsto dal protocollo», ha spiegato il dottor Francesco Passarelli, il primo medico accorso in aula per soccorrere il 60enne. Le polemiche sui soccorsi sono stati il primo commento social alla notizia della tragedia avvenuta nel Palazzo di Giustizia. Una corsa al mostro da sbattere in prima pagina senza aspettare le verifiche del caso. I medici del presidio sanitario del Palazzo di Giustizia, intanto, tengono a precisare di aver fatto tutto il possibile. E puntando la lente su come è organizzata l’assistenza sanitaria in Tribunale si scopre che all’interno del Palazzo di Giustizia ci sono in servizio due sanitari, dovrebbe esserci anche un infermiere ma sarebbe pretendere troppo.

Il presidio sanitario è attivo dalle ore 8 alle 14 ed è composto da due soli medici. La scorsa settimana è accaduto che ad accusare un malore, per fortuna non mortale, sia stato un avvocato. L’emergenza si era verificata alle 15 e 15, quando i medici erano già adnati via perché il turno di lavoro giornaliero era semplicemente terminato. Ebbene, ne è nato un caso. Ed è venuto fuori che i due medici del presidio sono i soli a dover garantire i primi soccorsi in Tribunale. Se uno di loro si assenta o va in ferie nessuno lo sostituisce. Inoltre, il presidio è assegnato al 118 e non al dipartimento di medicina penitenziaria.

Quanto agli orari di operatività del presidio, l’assenza di un medico oltre le ore 14 è determinata dal regolamento dello stesso presidio, nato per garantire assistenza ai circa cinquecento detenuti che ogni giorno vengono portati nelle celle di sicurezza del Tribunale per partecipare a processi nelle aule del Palazzo di Giustizia o nelle aule bunker del carcere di Poggioreale. «Con due unità quale griglia turni è mai possibile effettuare?», è il commento dei medici. «Mi si scusi per la citazione popolare, ma non si può friggere il pesce con l’acqua». E così guai a sentirsi male in Tribunale dopo le 14.