Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sulla cassa integrazione a ore per quei lavoratori costretti a lavorare con temperature elevate. Favorevole Andrea Volpi, Deputato Fratelli d’Italia, secondo cui “così vengono tutelati i lavoratori e si possono prevenire le morti bianche”. Contrario l’imprenditore Eugenio Filograna che avverte: “Può impattare sul bilancio dello Stato e spianare la strada agli abusi“.
Qui il commento del deputato Andrea Volpi:
Le misure contenute nel cosiddetto “Decreto Caldo” rappresentano un’ulteriore apertura del Governo Meloni al mondo del lavoro. È innegabile che fin dai primi mesi di questa legislatura, la maggioranza di centro destra si sia impegnata su diversi fronti per migliorare, rafforzare e far progredire il sistema occupazionale Italiano. La riforma del Lavoro, la legge sul lavoro sportivo, i due decreti sulla pubblica amministrazione che contengono numerose iniziative sul pubblico impiego, il taglio del cuneo fiscale e le misure sui contratti della scuola sono il chiaro esempio di quanto sia i lavoratori che i datori di lavoro siano al centro dell’agenda politica di questo Governo. Mettere in campo una soluzione per fronteggiare gli eventi atmosferici che metterebbero a rischio la produttività ma anche e soprattutto la sicurezza e la salute dei lavoratori altro non è che un ulteriore riconoscimento del valore e dell’importanza ricoperti dal mondo produttivo.
Ampliare la possibilità di poter chiedere la Cig a ore per i lavoratori dei settori dell’edilizia e della agricoltura, escludendola dal conteggio previsto (rispettivamente 52 settimane nel biennio mobile per la cig ordinaria in edilizia e 90 giorni nell’anno solare per la Cisoa in agricoltura) consente di avere sia un margine di manovra quando eventi oggettivamente non evitabili impediscono o rallentano lo svolgimento di un’attività sia uno strumento capace di prevenire gli incidenti sul lavoro e finanche le morti bianche, nelle situazioni in cui previsioni meteo rappresentano un oggettivo pericolo per la salute di alcune categorie.
Le fortissime ondate di calore delle ultime settimane ci hanno costretto ad una serie di riflessioni a trecentosessanta gradi perché se da un lato sono stati stanziati 10 milioni di euro per consentire alle aziende di poter accedere a questa fattispecie di cassa integrazione, dall’altro è stato necessario ragionare su iniziative che nel medio e lungo periodo intervengano sulle cause dell’emergenza climatica più che sui suoi effetti. Ad esempio, sempre in termini di lavoro, nella nuova edizione Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) inviata a Bruxelles si fa riferimento agli incentivi sullo smart working e all’ipotesi di settimana corta per ridurre la mobilità e di conseguenza le emissioni inquinanti. Risulta tuttavia evidente come questa ipotesi, immaginata in un contesto di lungo periodo, possa rispondere anche ad esigenze del breve periodo fronteggiando ad esempio le difficoltà – dovute alle alte temperature – anche per chi svolge lavori d’ufficio senza dover ricorrere ad un ulteriore allargamento dei beneficiari della CIG che comporterebbe altri oneri per lo Stato.
Il progetto di questo Governo è, quindi senza dubbio, quello di dare risposte nell’immediato alle esigenze dei lavoratori ma anche quello di mettere in campo misure e iniziative di tipo organico che siano in grado di intervenire prima che le situazioni assumano contorni emergenziali. In questo senso va ad esempio l’ipotesi che alla scadenza del tempo previsto per la cassa integrazione di cui stiamo parlando, previsto per dicembre 2023, la misura diventi invece strutturale e venga messa a bilancio dello Stato. Così come anche la promozione, da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di quello della Salute, della sottoscrizione di intese tra organizzazioni datoriali e sindacali per l’adozione di linee-guida e procedure concordate per l’attuazione del Testo Unico sulla sicurezza, prevista sempre nel decreto in oggetto.
In conclusione mi sento di poter esprimere il mio pieno sostegno all’iniziativa del Ministro Calderone che rappresenta un’attenzione importante verso un problema contingente che non si poteva ignorare. Tuttavia è necessario considerare che, qualora questa misura dovesse entrare a far parte degli strumenti di ammortizzazione sociale fissi, allora sarà necessario mettere in campo un sistema di controllo stringente che ne eviti – soprattutto in alcune aree del Paese – un uso improprio o eccessivo.
Quello del Governo Meloni, infatti, è un progetto di una riforma del mondo del lavoro che non risponde a logiche momentanee e assistenzialiste ma che, fissando requisiti specifici e attuando i giusti controlli, potrà rivelarsi una base solida che punta a ridare dignità e pari opportunità ai lavoratori senza per questo sperperare a pioggia il denaro pubblico.
