Le statue cadono. A Bristol, Bruxelles, negli Usa con l’abbattimento del bronzo di Cristoforo Colombo. I movimenti di protesta, in questo caso Black Lives Matter nato in conseguenza dell’assassinio di George Floyd, ridisegnano l’immaginario urbano senza avere la scienza e coscienza del cartografo (e forse è meglio così). Lo si è visto altre volte sui muri delle città con le classiche A cerchiate in bomboletta nera che testimoniano il passaggio dei movimenti lungo le vie. Ma le statue hanno una portata estetica unica: la loro tridimensionalità e il loro potere simbolico.
E se la prima è immediata, la seconda non a caso è enfatizzata in Europa, dopo l’attraversata transoceanica delle istanze sociali statunitensi, perché proprio il Vecchio Continente è il più colpito dalla tempesta di corsi e ricorsi storici e, forse, da un fare i conti con il passato mai realmente accaduto. Il Vecchio Continente padre delle avanguardie, dei diritti ma anche del colonialismo.
Della storia a strilli e strepiti, cosa volete che ne sappiano le statue. Loro sono lì ad osservarci immobili. Se n’era accorto Giorgio De Maria nel 1977, anno chiave per i movimenti, nella sua inchiesta di fine secolo, il romanzo Le venti giornate di Torino, in cui le statue prendono vita e iniziano una brutale serie di assassinii, si spostano nel buio della notte in nome di un posto al sole, un luogo dove essere meglio ammirate o anche ottenere una prospettiva migliore sulle dinamiche degli esseri umani.
Si fatica più a immaginare un 1977 in cui avessero tolto le statue antipatiche o un’Italia senza statue di Vittorio Emanuele III e le 408 strade a cui è stato tolto il suo nome, così come realmente avvenuto?
Il processo inverso all’iconoclastia è stato affrontato giusto un anno fa da un gruppo di giovani scrittori in versi durante il festival Poetrification in Barriera di Milano a Torino. Davide Galipò poeta e direttore della rivista Neutopia, racconta: “Abbiamo voluto fare questa cosa in Italia, risignificare attraverso la poesia nuovi monumenti e farli uscire dal loro torpore, proprio per non cadere nella contraddizione, e spostando l’attenzione dal centro alla periferia”.
Infatti, il festival organizzato dall’associazione Neutopia proponeva una passeggiata al parco Aurelio Peccei dove i poeti davano voce a sculture di età anagrafica recente, che ricordano l’animo industriale di Torino in uno storico quartiere operaio. A 40 minuti di intercity, due ore con il regionale, a Milano, con la kermesse di Monumenti nel 2017 e 2018, il collettivo Tempi diVersi, insieme agli artisti milanesi, ha prestato la parola alle statue del centro della città. “La nostra indagine voleva far conoscere le storie di quelle statue e ampliare l’idea di monumento. Che cos’è un monumento? – si chiede il poeta e performer Paolo Cerruto – Anche un luogo in cui è successo qualcosa di importante per la memoria collettiva diventa un “monumento“; anche McDonald lo è per questa epoca, se vogliamo”. E continua: “I monumenti dovrebbero ammonire, ricordare, ma spesso non sappiamo nemmeno a chi ‘appartengono’. Una delle statue più interessanti che abbiamo incontrato è quella dell’Omm de preja, o Sciur Carera, una scultura romana in corso Vittorio Emanuele, nascosta tra due negozi. Nella sua storia è stata spostata più volte e ha sempre avuto una funzione di statua ‘parlante’; su di essa venivano affissi fogli con le istanze del popolo o di sbeffeggio di potere. Secondo la tradizione, alla statua sarebbe stato affisso il manifesto per lo “sciopero del fumo” del gennaio 1848 che portò alle Cinque giornate di Milano. Forse oggi è stata posizionata in un luogo invisibile anche per quello”.
Già che siamo a Milano ci sarebbe il discorso della statua di Montanelli. Ma, insomma, non siamo a Baghdad nell’aprile 2003 quando venne tirata giù la statua di Saddam Hussein, tanto meno nel 2011 quando i ribelli di Damasco appiccarono il fuoco alla statua dell’ex presidente Assad o in piazza a Tirana durante l’abbattimento del bronzo del dittatore Enver Hoxha nel 1991. Noi siamo nelle nostre contraddizioni, nelle nostre statue.
