Oggi è possibile conoscere le persone, le loro abitudini, consumi e spostamenti. Conosciamo la loro intimità. Siamo arrivati al punto che si conoscono le loro intenzioni e domani decifreremo le emozioni: non è fantascienza ma realtà. Un’azienda come Google sa di noi più cose dei nostri familiari e attraverso l’elaborazione delle informazioni raccolte è in grado di fornire servizi personalizzati. Con i suoi algoritmi, Google ha la possibilità di conoscere con estrema precisione le persone. Ma cosa distingue il servizio dalla sorveglianza, e come il sorvegliare si abbina alla discriminazione? Molti di noi si consolano dicendosi che non hanno nulla da nascondere, ma la privacy non consiste solo nella tutela dei propri segreti. La tutela della privacy dovrebbe soprattutto consistere nella garanzia dell'autonomia, della libertà di scelta, della dignità delle persone. Un individuo messo costantemente sotto sorveglianza, da attori pubblici o privati, anche senza che siano posti limiti alla sua attività, è una persona completamente libera? La dignità della persona esige che non ci sia una sorveglianza generalizzata, anche se fatta a fin di bene: se vogliamo che si determinino le condizioni del bene comune abbiamo bisogno per prima cosa di persone libere, capaci di discernere tra ciò che è bene e ciò che è male. Su questa visione, e forse per giustificarla, si è costruita l’ideologia della “trasparenza”. Ha ragione il filosofo coreano tedesco Byung-Chul Han, quando nel libro La società della trasparenza afferma: «Il vento digitale della comunicazione e dell’informazione pervade ogni cosa e rende tutto trasparente. Soffia attraverso la società della trasparenza. La rete digitale come medium della trasparenza, però, non è soggetta a un imperativo morale. Essa è, per così dire, senza cuore – il quale è stato tradizionalmente un medium teologico-metafisico della verità. La società della trasparenza digitale non è cardiologica, ma pornografica [...] Non tende ad alcuna purificazione morale del cuore, ma al massimo profitto, al massimo interesse. L’illuminazione promette, infatti, uno sfruttamento massimo». Il concetto di trasparenza ha assunto una dimensione salvifica e viene utilizzato per rassicurare l’opinione pubblica contemporanea. E pone criticamente anche la questione del rapporto tra fiducia a trasparenza: la domanda di trasparenza diventa forte proprio quando non c’è più fiducia. In una società che si fonda sulla fiducia non esiste una forte richiesta di trasparenza. La società della trasparenza è una società della sfiducia, che può essere facilmente sottoposta al controllo. La forte richiesta di trasparenza rinvia proprio al fatto che il fondamento morale della società è diventato fragile, che valori come la sincerità o l’onestà divengono sempre più insignificanti. Si afferma così la trasparenza come nuovo imperativo morale. In una società della trasparenza e del controllo non si costituisce una comunità, la persona viene ridotta ad individuo e il sociale declassato a elemento funzionale del consumo, della produzione e del capitalismo. Ha fatto bene il sindacato a sollevare la questione, ma non deve limitarsi a una visione particolare. Ha il compito di elaborare una visione di prospettiva che valorizzi l'autonomia di scelta delle persone. Davanti alla rivoluzione tecnologica in corso, il sindacalismo non può essere tecno-pessimista né eccessivamente tecno-ottimista, ma deve indicare una strategia politica, contrattuale e sociale che consenta alle persone al lavoro di stare dentro questo nuovo universo, restando in relazione e solidali.
Sindacati contro Deliveroo, reagiamo al controllo dell’algoritmo
