Nel ventunesimo secolo si percepisce sempre di più un distacco delle nuove generazioni all’interesse pubblico, dettato principalmente da un’idea di pigrizia e rassegnazione volontaria, molto presente nel nostro Paese. Si è perso il senso e l’interesse della cultura civica, storica e umana. Per tre motivi fondamentali e diffusi. Non si legge più, i social sono come un’arma a doppio taglio e prevale la retorica del fallimento. Vi sono delle selezioni per poter evitare tutto questo, come ad esempio la maggiore sensibilizzazione attraverso i social, di pagine culturali che si occupano del sociale, maggiori tavoli rotonde nei piccoli paesi organizzate da circoli culturali, organizzazione di maggiori manifestazioni in piazza verso temi sensibili, la creazione di scuole di politica e l’incremento delle ore di educazione civica in tutte le scuole. Bisogna partire da questo per avere dei risultati ottimali nel lungo periodo e maggiore fermentazione dei giovani passo dopo passo nel breve periodo.
Un altro tema importante da evidenziare: “La politica è vicino ai giovani?”. Aspetto molto poco discusso e sottovalutato costantemente. I politici e la politica dopo l’esperienza della prima repubblica non sono riusciti più ad acculturare i giovani e a stargli vicino nei piccoli e grandi territori, dando loro insegnamenti sul come fare politica e non offrendo loro strumenti giusti e opportunità concrete di agire e mettere al centro le loro idee e il loro futuro.
Lo status quo, la loro posizione di potere antiquata è rinomata; hanno messo in ombra i giovani, e questo non è accettabile. Concludendo il mio pensiero, ricco di speranza e fiducia nelle istituzioni, vorrei tanto che la politica si avvicini a noi ragazzi dei piccoli paesini e città, smettendo di fare privilegio alla vecchia classe politica e non dandoci occasione e spazio di fare politica.
