Ormai il premier inglese Keir Starmer assomiglia sempre di più al dittatore dello Stato libero di Bananas di Woody Allen. I sondaggi in picchiata disturbano i sonni dei laburisti che per scacciare gli incubi partoriscono trovate propagandistiche come l’ultima “promessa” chiaramente irrealizzabile: estirpare la misoginia dal suolo britannico entro dieci anni. Una misura annunciata che sa tanto di retorica woke e di caccia alle streghe del solito colpevole a priori: il maschio bianco e autoctono.
Starmer, una zappa sui piedi
Quest’ultima trovata di Starmer sembra proprio essere la classica zappa sui piedi servita sul piatto d’argento alle opposizioni. Che infatti hanno avuto vita facile nel demolirla. Fin troppo semplice per Farage, ormai premier in pectore, che ha accusato apertamente il premier di essere un ipocrita e di non ricordarsi delle tante volte che ha chiuso gli occhi sugli stupri commessi da immigrati quando era Procuratore Generale della Corona. Gioco facile anche per i Conservatori che da tempo hanno sollevato il velo sulla lunga lista di scandali e sugli episodi di violenza ai danni di centinaia di bambine della comunità pakistana dal 2010 ad oggi. La leader tory non è andata troppo per il sottile e ha accusato Starmer di aver insabbiato i casi per incompetenza e per paura di essere accusato di razzismo. E oggi gli rinfaccia di usare due pesi e due misure e di aver iniziato una battaglia ideologica senza andare al cuore del problema, senza far nulla per contrastare l’immigrazione irregolare. Del resto, i numeri a conferma di questa posizione sono impietosi e lo scandalo pakistano sta lì a dimostrarlo.
Il premier ha tentato una reazione accusando Badenoch di razzismo preventivo ma, anche in questo caso, non è sembrata la migliore delle strategie. La leader tory, infatti, di origini nigeriane, è immigrata di prima generazione e, quando non era ancora una politica, lavorava come commessa da Mc Donald’s. Non proprio un’icona di quel suprematismo bianco cui invece strizza l’occhio Farage. Attaccarla su questo terreno mostra ulteriormente quanto deboli siano le ragioni che ispirano le scelte del governo che appare ogni giorno più schizofrenico: da un lato, infatti, corre incontro alle sirene di quella parte di elettorato più sensibile alle questioni di genere. Dall’altro ha nominato agli Interni una ministra che fa rabbrividire persino uno come Orban per le sue posizioni anti-immigrati.
L’ultima boutade sulla lotta alla misogina ha lasciato perplessa anche più di una delle storiche associazioni inglesi impegnate in questo campo, che accusano il governo di aver tirato dritto, senza alcuna consultazione e di voler coinvolgere le scuole senza che vi siano i fondi necessari. Insomma, ancora una volta in casa Labour ha prevalso la line delle poche idee ma ben confuse. Ma un fatto è certo: per cancellare la misoginia serve ben altro. Intanto Tories e Reform hanno già pronti gli arredi. Non quelli di Natale, ma per cambiare faccia agli uffici di Downing Street.
