Avevano bussato casa per casa e ucciso, scatenando l’orrore in una comunità indigena, il panico in Canada. A tre giorni dal ritrovamento del fratello Damien Sanderson, è stato trovato morto anche Myles Sanderson, 30 anni. Lo hanno rivelato i media locali, che da giorni seguivano un caso raccapricciante quanto virale, che per giorni ha fatto il giro del mondo. I fratelli hanno massacrato a morte dieci persone, ferito altre diciotto, nella comunità rurale di indigeni nella regione di Saskatchewan, che confina a sud con il Montana e al nord con il Dakota.
Ancora sconosciuto il movente della strage che si è consumata domenica scorsa, alla vigilia della festa di Labor Day, la giornata che chiude simbolicamente la parentesi delle vacanze estive. Uno dei leader delle Nazioni di Nativi aveva parlato di questioni legate alla droga ma la polizia non ha confermato. Il massacro a coltellate si è consumato introno alle 5:40 di pomeriggio, in tredici posti diversi, distanti anche una ventina di chilometri uno dall’altro. La polizia ha dichiarato che alcune vittime sarebbero state prese deliberatamente di mira, altre sarebbero invece capitate nel posto sbagliato al momento sbagliato.
A scatenare la furia omicida forse una famiglia di sei persone trucidata dai due fratelli. Ancora tre dei diciotto feriti sono ancora in ospedale. Fanno tutti parte della comunità della riserva di James Smith Cree Nation, un villaggio di poco più di duemila persone. Solo una delle vittime non faceva parte della comunità indigena. Wesley Petterson aveva 78 anni, era appassionato di natura, di uccellini, e gestiva un bar nel villaggio di Weldon. Era la persona più anziana della strage. La più giovane ne aveva 23. Un ragazzino di 14 anni che all’inizio era stato considerato tra i deceduti è invece risultato ferito e ricoverato in ospedale.
Myles Sanderson aveva 59 precedenti penali per aggressioni, rapine e violenze. Il fratello maggiore era stato trovato morto lunedì mattina. Il 30enne invece è stato arrestato, dopo giorni di caccia all’uomo che avevano tenuto il Canada con il fiato sospeso, rintracciato dalla polizia a Rosthern. La polizia aveva fatto sapere che l’uomo era armato di coltello e che era alla guida di una Chevy Suburban bianca rubata. Secondo le prime informazioni si sarebbe inferto delle ferite mortali. Suicida dopo l’arresto, stando alle notizie ancora parziali e frammentate in arrivo dal Nord America.
Il vice commissario della polizia di Royal Canadian Mounted Rhonda Blackmore in conferenza stampa ha dichiarato che l’uomo è andato in “emergenza medica” dopo il suo arresto ed è stato portato in ospedale dove è morto. Le forze dell’ordine, dopo averlo individuato, avevano speronato il veicolo rubato sul quale viaggiava il fuggitivo. Le indagini dovranno anche accertare le cause della morte dell’altro fratello, trovato morto subito, con ferite sul corpo che non sarebbero state autoinflitte. Alla notizia dell’arresto del secondo killer in fuga nella comunità indigena hanno celebrato la fine dell’incubo. “L’hanno preso, l’hanno preso”, hanno detto in molti. “C’è finalmente un senso di sollievo”, ha commentato Shania Peters, 22 anni, che nell’attacco ha persona la nonna Gloria. “Molte stanotte dormiranno meglio”.
