Strage di Licata, le ultime parole al telefono di Angelo Tardino ai carabinieri: “Non merito di vivere, ho fatto la cosa peggiore del mondo”

Per venti lunghi minuti hanno tentato di evitare che Angelo Tardino compisse l’ultima parte del suo folle piano, dopo aver ucciso il fratello Diego, la moglie di quest’ultimo, Alessandra Ballacchino, e i figli di 11 e 15 anni, Vincenzo e Alessia.

Il brigadiere Angelo Cuttaia e il tenente Carmelo Caccetta, i due militari della Compagnia di Licata, non ce l’hanno fatta: venti minuti trascorsi al telefono sono finiti con Angelo Tardino che ha premuto il grilletto dopo essersi puntato alla testa una delle pistole utilizzate per compiere la strage avvenuta mercoledì nella cittadina in provincia di Agrigento.

Cuttaia e Caccetta hanno raccontato quei minuti di follia al Corriere della Sera, definendosi “sconfitti” per non essere riusciti a salvare Tardino. I due carabinieri ci hanno provato in tutti i modi dopo aver ricevuto l’allarme su quanto accaduto: a chiamare alle 8 del mattino era stata la moglie di Angelo, sconvolta dopo aver visto il marito tornare a casa per il tempo di incrociarla e confessare di aver ucciso la famiglia del fratello.

La donna alza la cornetta e chiama la centrale: “Cercatelo, vi scongiuro…”, facendo partire le ricerche e la caccia all’uomo. Dalla centrale il brigadiere Angelo Cuttaia e il tenente Carmelo Caccetta ottengono il numero di telefono di Angelo Tardino e parte il confronto.

Non so nemmeno perché l’ho fatto. Non mi rendo conto, mio fratello, sua moglie, i bambini… Come ho potuto, anche se le liti… Non ho diritto di fare vivere i miei figli con un padre assassino. Ora mi sparo…”, dice sotto shock il 48enne al brigadiere Cuttaia, come lui padre di due figli.

Il brigadiere punta proprio su questo per tentare di convincerlo a desistere dai suoi intenti: “Nooo. Non puoi farlo proprio per i tuoi figli”, racconta il Corriere, riportando lo scambio avvenuto tra militari e Tardino. “Ho anch’io due figli e non possiamo permetterci di farli vivere senza di noi”. “Ma ho fatto la cosa peggiore al mondo, uccidere un fratello. Non merito di vivere. E non voglio finire in carcere...”, risponde Tardino.

Il brigadiere tenta ancora di convincerlo a non compiere l’ultimo estremo gesto: “La situazione è tragica, ma hai una famiglia. Se ti consegni, se vieni qui, tu ci sarai sempre per tua moglie, i bambini. Comunque, li vedrai crescere e loro hanno diritto a sapere che il padre esiste”. Ma dall’altra parte del telefono la decisione è ormai presa: “Nessuno mi perdonerà mai… Non merito di vivere. Lo so. Ma non trovo il coraggio di uccidermi”.

Per tentare di salvare la situazione interviene anche il tenente Caccetta, mentre i colleghi localizzavano l’auto. “Adesso parla con me. Sono in abiti borghesi, ti raggiungo dove vuoi, da solo, senza armi”, è la proposta del tenente, “hai l’obbligo di vivere. Ogni mattina i nostri figli ci dicono “torna a casa”. E noi sappiamo che dobbiamo farcela per loro. Pure tu…”. La conversazione però si chiude così, Tardino scoppia di nuovo in lacrime e con lo sparo che riduce l’uomo in fin di vita, col decesso che arriverà poco dopo in ospedale.

Le autopsie

Si prospettano tempi lunghi per le autopsie iniziate ieri sui corpi delle quattro vittime della strage di Licata. Come riporta Lapresse i tempi potrebbero dilatarsi a causa dell’alto numero di colpi di pistola che Angelo Tardino avrebbe sparato sul fratello Diego, sulla cognata Alessandra e poi sui nipoti Vincenzo e Alessia. Sarebbero almeno 12 i bossoli, quelli trovati dalla scientifica nel luogo esatto dove è stata assassinata la prima vittima, Diego Tardino, appena fuori dalla sua abitazione, vicino ad una macchina. Angelo Tardino avrebbe sparato, contro il fratello Diego, quasi un caricatore intero. Poi, infatti, avrebbe utilizzato altre due pistole per colpire le altre tre vittime e poi spararsi un colpo alla tempia

Anche il corpo di Angelo Tardino, aggiunge l’agenzia, potrebbe essere sottoposto ad autopsia.La sua salma non è stata restituita ai familiari e si trova in obitorio insieme ai corpi delle altre quattro vittime. Con buone probabilità le autopsie non si concluderanno prima dell’inizio della prossima settimana.