In termini agonistici, è quel momento della partita in cui i giocatori in campo concentrano le energie rimaste per prevalere. In pratica si aumenta il pressing per raggiungere la porta avversaria, a caccia del risultato che serve. Quello che succede all’Europa, che, a quasi quattro anni dall’invasione russa in Ucraina, prova il tutto per tutto, palla avanti e pedalare.
L’ultima insidia è il prossimo vertice di Budapest convocato da Donald Trump proprio a casa di Victor Orban, nemico giurato di Bruxelles. L’alto rappresentante della politica estera Kaja Kallas ricorda: “Non è bello che Putin vada in Ungheria, l’autocrate russo è persona sottoposta a un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale”. Intanto ieri il Consiglio dell’Ue in Lussemburgo ha dato il via libera alla proposta di vietare l’importazione di gas russo dal 2026. Votano contro solo Slovacchia e Ungheria, che non solo sono i più dipendenti dalle forniture di Mosca ma sono anche quelli politicamente più vicini al Cremlino.
Il regolamento prevede che i contratti a breve termine stipulati prima del 17 giugno 2025 potranno proseguire fino al 17 giugno 2026, mentre i contratti a lungo termine saranno validi fino al primo gennaio 2028. Esulta il commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen: “L’Unione europea potrà ottenere la propria indipendenza energetica. E sostenere l’Ucraina”. Alla riunione del Consiglio ha partecipato anche il ministro degli Esteri dell’Ucraina Andrii Sybiha. Da lui l’incitazione finale: “È possibile porre fine alla guerra: serve pressione, pressione e ancora pressione. È l’unica cosa che Putin capisce”. Da Palazzo Madama si fa sentire il senatore dem Filippo Sensi: “Bene il Consiglio Ue sulla indipendenza energetica dalla Russia di Putin”. Al parlamentare della minoranza Pd si affianca la deputata di Forza Italia Isabella De Monte: “Indebolire Putin è la soluzione più efficace per arrivare alla pace”.
Oltre al gas, è in arrivo il 19esimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia. In discussione anche una nuova stretta contro la flotta ombra russa, le petroliere che trasportano il greggio di Mosca aggirando le sanzioni con bandiere di comodo. Tra le ipotesi, il rafforzamento del quadro giuridico per consentire ai Paesi membri di ispezionare in mare le navi sospette. I leader europei sono sempre più convinti che entro la fine dell’anno si possa concordare una proposta di prestito all’Ucraina di 140 miliardi di euro. “Il furto del secolo” lo definisce l’ambasciatore russo a Roma, Alexei Paramonov, che passa subito alle minacce contro l’Italia e l’Europa. “È uno schema fraudolento che non ha e non può avere alcuna giustificazione legale”, scrive il diplomatico sui social. E assicura che se dovesse passare verrà “classificato come furto” e “costringerà la Russia ad impegnarsi immediatamente in un meccanismo di ritorsione che cercherà di compensare le perdite dovute a azioni ostili e di infliggere danni analoghi a tutti coloro che li hanno intrapresi”. Nel frattempo in Italia rimbalza un video ripostato da Donald Trump in cui un’attivista Maga, Lynne Patton, fa i complimenti alla premier per i negoziati bilaterali sui dazi con Washington e per voler ridimensionare l’appoggio a Kiev.
È la polemica di giornata, con Pd e Italia Viva che si precipitano all’assalto: “Giorgia Meloni spieghi”, intimano. Il primo a intervenire è il ministro degli Esteri che getta acqua sul fuoco. “Abbiamo sempre lavorato con l’Unione europea e grazie all’Italia si è potuto fare qualche passo in avanti”, risponde Antonio Tajani. Poi il discorso lo tronca direttamente Palazzo Chigi: “Sui dazi le trattative sono condotte dalla Commissione europea dato che è una materia di competenza esclusiva dell’Unione”. Su quelli antidumping per alcuni produttori di pasta, è Bruxelles a precisare: “La Commissione lavora in stretto coordinamento con il governo italiano”. La sfida con Mosca si gioca tutta qui, tra sanzioni, gas e diplomazia. E stavolta, o si segna, o si va fuori ai rigori.
