Svezia nella Nato: la trattativa continua

Non solo Ucraina. Al vertice della Nato di Vilnius uno dei molti temi caldi sarà anche il futuro ingresso della Svezia nell’Alleanza. L’ostacolo è sempre lo stesso: la volontà del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di dare il proprio placet a questa adesione. Per Ankara i rapporti tra Stoccolma, alcuni segmenti curdi, in particolare legati al partito dei lavoratori del Kurdistan (il Pkk), e Fetullah Gulen è ancora un nodo da sciogliere. E dal momento che il veto turco è un ostacolo insormontabile, allo stato dell’arte il percorso per l’ingresso della Svezia è una palude in cui solo Erdogan sembra avere l’ultima e decisiva parola.

Il “sultano” ne è consapevole. E sa che da questa lunga trattativa può uscirne non solo con il decisivo benestare verso Stoccolma, ma anche con qualche sostanziosa contropartita. Una ricompensa che non sembra essere legata soltanto alla fine definitiva dei rapporti tra movimenti curdi e Svezia – elemento ritenuto condizione necessaria per qualsiasi eventuale negoziato con la Turchia – ma anche possibili accordi politici, economici e nel settore della difesa, e che coinvolgono anche singoli partner: Stati Uniti compresi. La partita è aperta, ma sembra che si inizi a intravedere una conclusione.

Da una parte, le elezioni turche, con la vittoria di Erdogan, hanno tolto al presidente un motivo per sfruttare l’adesione della Svezia alla Nato come strumento di campagna elettorale e di crescita dei consensi. Dall’altra parte, Erdogan sa che ora è il momento di mostrare una maggiore apertura verso l’Occidente, anche perché la situazione economica e finanziaria è fragile e il supporto politico da parte di Europa e Washington può essere importante per il futuro del suo nuovo mandato. D’altro canto, il presidente turco può sfruttare il placet verso Stoccolma anche per ottenere in cambio una rinnovata libertà di manovra da parte di Bruxelles. E questo vale soprattutto per quanto riguarda la sua ben rodata e consolidata partnership con Vladimir Putin.

Se questo è ciò che può aiutare Erdogan a desistere rispetto al blocco, dall’altro lato del negoziato la Nato ha deciso di imprimere una certa accelerata a un processo che inizia a essere considerato eccessivamente lungo. Il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa in Lituania, ha annunciato che prima dell’incontro di Vilnius si terrà un vertice a Bruxelles tra Finlandia, Svezia e Turchia. L’incontro sarà di altissimo livello e “includerà ministri degli Esteri, capi dell’intelligence e consiglieri per la sicurezza nazionale”. Scopo di questo incontro è sbloccare, più o meno definitivamente, la partita dell’adesione di Stoccolma. E sembra essere arrivato il placet da parte di tutti i governi coinvolti nel negoziato, anche dello stesso Erdogan, che ha sentito telefonicamente Stoltenberg il giorno della crisi in Russia causata dalla misteriosa marcia della Wagner su Mosca.

Per la Nato è fondamentale che il processo di adesione vada in porto anche per mandare un segnale di unità in una fase così complessa non solo dei rapporti con la Russia, ma anche della ridefinizione del ruolo di tutta l’Alleanza iniziata dopo l’invasione dell’Ucraina. La guerra ha riportato la Nato al centro della scena strategica europea, saldando i legami tra Usa e alleati del Vecchio Continente.

L’ingresso della Svezia colmerebbe l’ultimo vuoto strategico nel Baltico e nell’Alto Nord, ponendo l’intera area scandinava sotto l’ombrello atlantico. La Svezia, dal canto suo, ha rilanciato i timori di un possibile conflitto. Il Comitato per la Difesa ha pubblicato un rapporto in cui mette in guardia da un potenziale attacco russo e in cui sottolinea che una migliore difesa del Paese poggia inevitabilmente sul futuro ingresso nell’Alleanza atlantica. Questo timore viene proposto anche riguardo alle attività della Cina, una potenza sempre più interessata anche a quel quadrante dell’Europa e che da tempo nei documenti della Nato viene definita come una “sfida” sistemica.