Telecamere nelle scuole? “Sì, tutti i comportamenti lesivi contro i soggetti vulnerabili sono inaccettabili”

Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sulla videosorveglianza nelle aule scolastiche. Abbiamo chiesto un’opinione alla giornalista Gabriella Giammanco, che è favorevole, e al collega Giulio Pinco Caracciolo, che invece è contrario.

Qui di seguito il parere di Gabriella Giammanco.

Nel lontano 2009 fui la prima a proporre la videosorveglianza nelle strutture che ospitano i soggetti più fragili della società, ancor prima che il tema diventasse di attualità e nonostante la diffidenza di molti. Anni dopo, a causa dei numerosi casi di cronaca che hanno portato alla luce tante vicende drammatiche, la mia proposta è stata approvata alla Camera ma poi si è arenata al Senato. Lo stesso è accaduto durante la scorsa legislatura. Ero relatrice della proposta di legge in Commissione affari costituzionali a Palazzo Madama, ho fatto il possibile per arrivare a un testo condiviso, come tanti colleghi hanno ammesso, ma nonostante tutto il centro-sinistra e i grillini ne hanno bloccato l’iter. Se mi chiedete perché vi rispondo che lo hanno fatto per pura ideologia, senza entrare nel merito della questione e guardare alla sostanza delle cose, appellandosi alla tutela della privacy dei lavoratori.

Personalmente ritengo che non ci sia privacy che tenga di fronte alla tutela di chi è indifeso. È insopportabile accettare che soggetti vulnerabili come bambini, anziani, disabili, vengano dopo lo Statuto dei lavoratori, in un mondo dove la nostra privacy è violata 24 ore su 24 da telecamere sparse ovunque e dalla pervasività e invasività dei social. Senza contare che, di fatto, il testo della mia proposta non ledeva alcunché: era scritto chiaramente che le immagini, criptate e registrate da sistemi di telecamere a circuito chiuso, sarebbero state visionate dopo formale denuncia e solo dagli organi competenti. I filmati registrati quindi non servirebbero per controllare a distanza i lavoratori ma sarebbero nella disponibilità delle strutture in questione per un periodo limitato, visionabili solo in caso di denuncia per velocizzare le indagini ed evitare l’insopportabile ripetersi di comportamenti lesivi della psicologia e dell’incolumità dei bimbi molto piccoli di nido e scuole materne e dei vecchietti e disabili che vivono in strutture socio-sanitarie.

Ti ammazzo… Devi morire! Ti spezzo le gambe”. Continue violenze psicologiche, vessazioni, minacce, umiliazioni e maltrattamenti fisici di ogni tipo su deboli nonnetti ottuagenari colpevoli solo di essere troppo in là con gli anni. Cibo bollente, farmaci per tenerli sedati tutto il giorno, indifferenza nei confronti delle loro più semplici necessità. Questo lo scenario emerso dopo mesi di riprese filmate dalle telecamere nascoste che ultimamente ha portato la Procura di Napoli a far scattare un mandato di arresto per 7 operatori di una Rsa, operatori che anziché prendersi cura di loro ne erano diventati gli aguzzini. Un copione che si ripete troppo spesso dimostrando che molte di queste strutture, evidentemente soggette a scarsi controlli e verifiche di qualità da parte delle Regioni, si trasformano in lager per i vecchietti che vengono affidati alle loro “cure”. Una vergogna senza fine nei confronti della quale il legislatore non può restare indifferente.

Tante strutture private, con mezzi e regolamenti propri, si sono già dotate di questo genere di videosorveglianza ma per il pubblico una legge nazionale stenta ad arrivare. La Lega di Matteo Salvini, la scorsa legislatura, ha rilanciato con vigore il tema sostenendo la necessità di un intervento in tal senso. Oggi, essendo in maggioranza e nel Governo, il leader leghista se davvero volesse potrebbe cambiare le cose. All’opposizione è facile alzare la voce ma l’affidabilità di una forza politica si misura nel momento in cui è in grado di agire e portare a compimento ciò che proponeva quando era minoranza. Mi auguro che questo accada altrimenti, ancora una volta, sarà un’occasione persa.