TikTok, Fentanyl e la questione Taiwan, Xi-Trump: la chiamata che li riavvicina

TikTok e commercio. Sono questi i temi caldi che Donald Trump aveva preannunciato in vista della sua telefonata di ieri con Xi Jinping. E la conversazione tra il presidente degli Stati Uniti e l’omologo cinese, avvenuta quando in Italia erano le 14, si è incentrata principalmente su questi temi. Due dossier fondamentali. Perché se la piattaforma social non è “solo” un social network ma un sistema che entra nelle menti di miliardi di persone ed è oggetto di interesse dei magnati Usa, il commercio (investito dalla guerra dei dazi) è un pilastro dell’agenda strategica di Pechino e Washington.

Dopo la telefonata, dalla Repubblica popolare sono arrivati subito segnali positivi, a conferma che il canale di dialogo tra i due leader sembra uscito rafforzato da questo contatto. L’agenzia cinese Xinhua ha riportato alcune frasi che Xi sul fatto che la possibilità di “successo comune” e “prosperità condivisa” tra Cina e Stati Uniti sono “beneficio di entrambi i Paesi e del mondo”. Il capo del Partito comunista cinese ha inoltre parlato di una conversazione “pragmatica, positiva e costruttiva”, in cui è stato anche ricordato il contributo americano nella Seconda guerra mondiale contro il Giappone. E a stretto giro, è arrivata la prima dichiarazione di Trump che, attraverso il social Truth, ha defi nito la telefonata “molto produttiva”. “Abbiamo fatto progressi su tante questioni molto importanti, tra cui il commercio, il Fentanyl, la necessità di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina e l’approvazione dell’accordo TikTok” ha scritto il capo della Casa Bianca.

Trump ha anche confermato il prossimo incontro tra i due in Corea del Sud, per il vertice dell’Apec, cioè il Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. E The Donald ha ribadito anche la possibilità di una visita a Pechino all’inizio del prossimo anno (con invito per Xi negli Stati Uniti). La telefonata dunque è andata bene. Ma nello stesso tempo, i due presidenti sanno che la partita non è affatto chiusa. La sfi da tra Cina e Stati Uniti è strategica e non riguarda solo il commercio, TikTok e Fentanyl. Il segnale è arrivato proprio dalle ultime indiscrezioni date dalla stampa americana. La prima è quella del Washington Post, secondo cui Trump, questa estate, ha annullato la vendita di armi a Taiwan per un valore di 400 milioni di dollari. Secondo le cinque fonti sentite dal quotidiano Usa, la decisione di The Donald si sarebbe basata proprio sul desiderio di raggiungere il prima possibile un accordo con Xi.

Un’intesa non solo sui dazi, ma anche su un vertice con lo stesso leader cinese. Secondo le voci della Casa Bianca, la decisione sul patto tra Washington e Taipei non sarebbe stata ancora ufficializzata. Tuttavia, smentite non ci sono state. E anzi, alcune fonti segnalano che quell’accordo sarebbe stato anche particolarmente importante poiché aveva in oggetto un pacchetto “più letale” del solito di equipaggiamenti. Il ministero degli Esteri di Taiwan ha commentato la notizia dicendo che Taipei e Washington “vantano una cooperazione stretta e continua su varie questioni, anche in materia di sicurezza”. Ma è chiaro che per l’isola, che per Pechino è una “provincia ribelle” da riportare sotto il suo pieno controllo, il fatto di potere diventare oggetto di contrattazione tra Usa e Cina è un segnale da non sottovalutare. Com’è noto, però, l’agenda di Trump è anche “bastone e carota”. E mentre nel Pacifico ferma la vendita di aiuti militari a Taiwan, in Asia centrale cerca di aumentare anche la pressione su Pechino. Secondo la Cnn, il presidente degli Stati Uniti starebbe facendo da mesi pressioni sui Talebani per riprendere il controllo della base di Bagram, in Afghanistan.

Una base che i militari americani hanno abbandonato durante il ritiro voluto dallo stesso Trump ma poi gestito da Joe Biden. Nell’ultima conferenza stampa nel Regno Unito, il tycoon è stato chiaro: la base “si trova a un’ora di distanza da dove la Cina produce le sue armi nucleari”. E la dichiarazione così netta sui piani per l’avamposto asiatico ha certifi cato quello che le fonti dicono essere ormai un lavoro di mesi. Da Kabul, il regime talebano ha detto che i due Paesi “devono interagire e possono stabilire relazioni economiche e politiche basate sul rispetto reciproco e su interessi condivisi”, pur escludendo qualsiasi presenza militare straniera. Mentre il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Li Jian, ha espresso il desiderio che “tutte le parti giochino un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità nella regione”.