Su Repubblica abbiamo letto un articolo di Lirio Abbate già pubblicato dallo stesso giornale nel 2023. L’occasione per rilanciarlo è stata l’anniversario del rapimento di due giornalisti, Graziella De Palo e Italo Toni, avvenuto a Beirut il 2 settembre 1980. Nel pezzo si dice che, secondo il racconto di Francesco Cossiga, «i palestinesi erano garantiti da un accordo fatto con l’ex presidente della Dc (il Lodo Moro, ndr) che li autorizzava “a fare in Italia quel che volevano purché non contro il nostro Paese”» (nel dicembre 1973 vi era stato l’attentato all’aeroporto di Fiumicino con 33 morti). Nell’articolo si fa poi testualmente riferimento alle carte dei Servizi desecretate dal governo Draghi.
Dopo averci spiegato che Arafat e il suo fido hanno assolutamente escluso di aver perpetrato alcun attentato in quegli anni e che anche Giovannone concorda, ecco il colpo di scena: «Dai documenti ai quali è stato tolto il segreto di Stato emerge che le stragi in Italia di 43 anni fa non sono riconducibili ad attacchi terroristici internazionali come il massacro del Dc9 di Ustica, abbattuto il 27 giugno 1980, e nemmeno la bomba del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna che i giudici hanno accertato essere stata piazzata da camerati dell’estrema destra, pagati dalla Loggia P2 di Licio Gelli».
Ora, fra tutti gli attentati che hanno traumatizzato l’Italia dal 1973 al 1982, perché citare proprio solo Ustica e Bologna? A Bologna ci sono plurime sentenze, tutte ben viste dalla sinistra, che accertano la responsabilità dell’estrema destra. E l’articolo ne fa puntuale menzione. Ma è anche accertato che in quei giorni a Bologna vi erano personaggi vicini a Carlos, ben noto terrorista rosso con numerosi collegamenti in Medio Oriente. Ma c’è molto di più, che non viene raccontato. Nel novembre 1979 a Ortona viene arrestato Abu Salek, il responsabile del Fronte popolare della Palestina, residente e molto ben integrato a Bologna, mentre trasportava missili antiaerei “Strela” di produzione sovietica. Arafat e tutte le fazioni palestinesi fanno il diavolo a quattro perché venga rilasciato proprio in base a quel Lodo. Non venne liberato, ma anzi condannato a 7 anni per direttissima in primo grado il 15 gennaio 1980, con furiose reazioni da parte palestinese.
Tra le carte dei Servizi che Abbate cita se ne dimentica una, proprio di Giovannone, spedita da Beirut la mattina del 27 giugno 1980. Nel messaggio a Roma, il Capo centro del SISMI a Beirut chiede che venga chiusa l’ambasciata e che il personale venga evacuato, avendo perso tutti i contatti con i corrispettivi palestinesi ed essendo stato avvisato dell’imminenza di un attentato per la mancata liberazione di Salek (lo stesso Salek che, scarcerato il 14 agosto 1981, il gip di Bologna Aldo Gentile autorizzerà nel settembre 1981 a recarsi due volte a Roma per indagare sulla strage alla stazione ferroviaria).
Sarà un caso, ma la sera del 27 esplode il Dc9 Itavia nei cieli di Ustica. È di tutta evidenza che l’articolo di Abbate è semplicemente funzionale a smentire il coinvolgimento dei palestinesi. È curioso che sia presa come prova la loro smentita, cioè di chi ha tutto l’ovvio interesse a negare di aver compiuto attentati. Aggiungiamo che – come è noto – il processo penale per Ustica si è concluso con la totale esclusione di una possibile battaglia aerea definita in sentenza pura ipotesi di fantascienza, sulla base di una perizia (firmata da 11 dei maggiori esperti aeronautici internazionali) che ha provato l’esplosione di una bomba nella toilette di bordo. Ma le conclusioni di questo processo, a differenza di quello per la strage di Bologna, non vengono accettate.
Sia chiaro che non stiamo parlando di cose del passato: in autunno il Gip di Roma dovrà pronunciarsi sulla richiesta del pm Erminio Amelio di archiviare le indagini sui responsabili della morte di 81 persone in quella tragica esplosione. Archiviazione a cui si sono formalmente opposte le Associazioni dei familiari delle vittime, convinte che sia ancora possibile identificare esecutori e mandanti di quella strage. Ancora più di attualità, se si pensa che – dopo essersi sbizzarriti dietro 33 versioni diverse di una fantomatica battaglia aerea (italiani, americani, francesi, libici, ufo…) – ultimamente Il Fatto e Report hanno rilanciato l’ipotesi che il Dc9 venne abbattuto dagli israeliani. Mentre le carte finalmente desecretate, e a disposizione di chiunque le voglia consultare, raccontano una storia ben diversa sulla quale è doveroso continuare a indagare.
